"ISOLE" (Commedia di Andrea Jeva) I diritti d'autore di "Isole" sono protetti e tutelati dalla Soc. S.I.A.E. (Societa' Italiana degli Autori ed Editori). Le rappresentazioni e pubblicazioni sono soggette a royalty. Ogni richiesta relativa ai diritti d'autore, dovra' essere indirizzata a: S.I.A.E. / Sezione D.O.R. / Viale della Letteratura, 30 / 00144 Roma - Italy - L'autore richiede di essere informato per ogni produzione del presente lavoro - L'autore puo' essere contattato attraverso la S.I.A.E., o direttamente con e-mail (infogatto@andrea-jeva.it N.B. togliere il nome dell'animale dall'indirizzo) Personaggi: - Il signor Fausto Ranieri. Impiegato comunale. Sui 40 anni. Farà anche Jack, il direttore "residente" di un gruppo di ricercatori in un'isola del sud pacifico. - La signora Regina. Impiegata comunale. Sui 55 anni. Farà anche Jeanette, una collaboratrice "residente" del gruppo di ricercatori dell'isola del sud pacifico. - Chiocchioloni. Titolare di un'impresa di pompe funebri. Sui 65 anni. Farà anche Trevor, zio di Emily, un collaboratore "residente" nel gruppo di ricercatori dell'isola del sud pacifico. - Sandretta. Commessa di Chiocchioloni. Sui 20 anni. Farà anche Emily, nipote di Trevor, una collaboratrice "residente" del gruppo di ricercatori dell'isola del sud pacifico. - Moreno Papi. Cittadino. Sui 30 anni. Farà anche Bruce, un volontario nel gruppo di ricercatori dell'isola del sud pacifico. Farà anche un Rapinatore. - Ines Zyp. Fra i 30 - 35 anni. E' olandese. Parla con accento straniero. (Al buio in sala, sale una musica del sud pacifico. Dopo poco si illumina la scena e si vedrà uno spazio senza contorni in cui Ines, con un sulu e un fiore rosso sulla tempia, balla a tempo di musica battendosi il ritmo su di una scatoletta di metallo. Alle spalle di Ines, al centro dello spazio, vediamo un grande bancone a vetri consumato dal tempo. E' diviso in tre sportelli. Sul primo partendo da sinistra ci sarà scritto: "NASCITE". Su quello di centro: "MORTI". Su quello di destra: "MATRIMONI". Una grande scritta posta in alto annuncia: "UFFICIO DI STATO CIVILE". Sotto questa scritta, con gli stessi caratteri ma sbiaditi leggiamo: "SCHOOL". Il bancone, quando l'azione passerà in un isola del sud pacifico, diventerà la facciata della vecchia scuola del villaggio dell'isola. - Dopo poco la musica sfumerà fino al silenzio e affiorerà il suono del mare, mentre Ines continua a ballare e a battersi il ritmo. - Dopo poco la luce si dissolve fino al buio. Sentiremo ancora il suono del mare. Salirà la luce e vedremo lo stesso spazio senza contorni con il bancone. Ines non c'è più. La scena è vuota. Il suono del mare poi sfumerà fino al silenzio. - La sig.ra Regina apparirà e scomparirà dietro a tutti gli sportelli con fogli e cartelline varie. E' molto indaffarata. Dopo poco arriverà Moreno e inizia a passeggiare e fumare nervosamente come se fosse lì da molto tempo. Poi vedremo arrivare e sedersi ad un tavolo rettangolare, anche questo consumato dal tempo, Chiocchioloni e Sandretta che aspetteranno in silenzio come se fossero lì da molto tempo. Chiocchioloni fuma con intensa tranquillità) CHIOCCHIOLONI - (dopo un po', scherzoso) ...Allora sig.ra Regina, ce la dà un po' d'attenzione o no? SIG.RA REGINA - (continuando a lavorare) Chiocchioloni oggi è una giornataccia, come glielo devo dire. Ancora un po' di pazienza e sono subito da voi. CHIOCCHIOLONI - (a Moreno) No, non ce la dà... (Come scusandosi) L'attenzione voglio dire (sorride). MORENO - (a Chiocchioloni) Sì ma... (A Regina) Sì ma io è già un'ora che sono qua, Signora... SIG.RA REGINA - (scherzosa) Macché un'ora, sarà qua da mezz'ora al massimo, vero Chiocchioloni? MORENO - (mostrando l'orologio) No signora, sono quarantatré minuti esatti d'orologio. SIG.RA REGINA - (continuando a lavorare) E cosa vuole che siano, "quarantatré minuti esatti d'orologio", io sono qui da una vita, glielo dica Chiocchioloni, a questo bel giovanotto. CHIOCCHIOLONI - (a Moreno. Svogliato) E' qui da una vita. MORENO - (a Regina, mostrandole un certificato) Signora ho tutto pronto, non ci vuole niente... Guardi. SIG.RA REGINA - "Niente"? Fate presto voi a dire "niente", su non mi faccia perdere del tempo, si sieda con Chiocchioloni, e fra un attimo facciamo tutto. Non è colpa mia se la collega è ammalata ...E io la devo sostituire. MORENO - Ma non è neanche colpa mia! SIG.RA REGINA - Infatti non è colpa di nessuno. MORENO - Signora scusi, ma... Possibile che ci sia solo lei per tre sportelli? SIG.RA REGINA - L'altro collega sta arrivando. Non si preoccupi. MORENO - Sì, ma io sono già qua, voglio dire, sono arrivato per primo da ben quarantatré minuti, quarantaquattro adesso! SIG.RA REGINA - (scherzosamente severa) Si sieda con Chiocchioloni ho detto, avanti! MORENO - No, guardi che io non mi siedo con nessuno... (A Chiocchioloni) No, non è per lei, sa è perché... (Pausa. Poi fa un gesto di stizza verso Regina sbuffando. Si rimette a passeggiare nervosamente. Si accende una sigaretta). CHIOCCHIOLONI - (a Moreno. Accendendosi una sigaretta) Fumiamo fumiamo, tanto il cancro giovanotto viene lo stesso. (Pausa. Poi a Regina, alzandosi) E così Assunta si è ammalata... Cos'ha il cancro per caso? SIG.RA REGINA - (Lo guarda) Sempre spiritoso il nostro Chiocchioloni! No, mi dispiace per lei, non ha niente di grave. CHIOCCHIOLONI - ...E quindi tornerà presto. MORENO - Per favore Signor Chiocchioloni, non le faccia perdere tempo... Ho un sacco di cose da fare io stamattina. CHIOCCHIOLONI - (lo guarda. Poi tornando a sedersi) Agli ordini giovanotto... (Pausa. Poi anche Moreno si siede vicino a Chiocchioloni. Dopo poco entra Fausto. Porta sulle mani, in precario equilibrio, una piglia che lo sovrasta di libroni d'archivio, come fossero delle cose preziosissime. I tre lo guardano ammirati: cammina come un equilibrista, piuttosto lentamente. Passa davanti al bancone per farne il giro ed entrare nella porta che dà l'accesso al retro. Ad un certo punto si affretta verso il proscenio, gli altri personaggi rimangono in sospensione, immobilizzandosi) SIG. FAUSTO - (al pubblico) Oggi in un capogiro senza motivo, mi sono immaginato libero per sempre dall'Ufficio di Stato Civile. Ho sentito la mia liberazione come se i mari del sud mi offrissero delle isole meravigliose da scoprire. Ma di colpo, nel bel mezzo del capogiro, ho sentito che ne avrei provato tristezza. Credo di essermi affezionato a quest'ufficio. Alla pianta che fiorisce tutte le primavere sul tetto del capannone abbandonato di fronte alla finestra, senza che nessuno la curi. Alla luce nell'appartamento del terzo piano che vedo dalla mia scrivania... Sapete? Puntualmente si accende alle ore diciassette nei giorni d'inverno, di tutti gli inverni. E poi sono affezionato alla sig.ra Regina... Ad Assunta, al sig. Salvanti nostro superiore e a tutti gli altri impiegati dell'ufficio al piano di sotto ...Beh, in fondo tutta questa palazzina del Comune è parte della mia vita. Non potrei andarmene senza sentire che, nonostante tutto, una parte di me resterebbe con queste cose, con queste brave persone. Ieri poi, un cliente... Come dire, un cittadino ha fatto un'allusione al mio stipendio "Che dev'essere ben basso!" Così ha detto. Mi ha fatto pensare che forse mi lascio effettivamente sfruttare; ma siccome nella vita tutti dobbiamo essere sfruttati da qualcuno o da qualcosa, io preferisco essere sfruttato dall'Ufficio di Stato Civile. Così ogni giorno, mi avvicino al mio sportello come a una fortezza che mi difende dalla vita. In fondo, mi sono detto alla fine della breve vacanza da capogiro, sento tenerezza per (indicandoli) questi libri d'archivio di altri, sui quali scrivo nomi e azioni... Per il mio tampone blu dei timbri al mio sportello (indica verso il bancone). Per le spalle curve della sig.ra Regina ...Sì, sento affetto per tutto questo, forse perché non ho niente da amare: o forse perché niente merita l'amore di un altro. E se devo dare amore perché è così che bisogna fare, è indifferente no? Se lo dedico alle piccole forme del mio tampone con inchiostro blu o alla grande indifferenza della gente... No? Eh sì. Proprio così! (Riprende l'azione precedente. Gli altri personaggi si animano. Fausto fa sì con la testa e dice fra sé e sé: "PROPRIO COSI'" Quando sta per entrare dalla porta che dà nel retro del bancone, urta con i libroni e gliene cade uno. Rimane impacciato perché non sa come riprenderlo. Tutti, tranne Regina, lo riguardano quasi ammirati. L'ambiente si rifà immobile tranne Fausto che cerca, con piccoli movimenti di escogitare un sistema per riprendere il registro caduto) SANDRETTA - (dopo poco, come svegliandosi da un incanto) Signor Fausto, ma l'aiuto io... SIG. FAUSTO - (Fausto girandosi verso di lei la folgora con lo sguardo. Poi brusco) Cosa fa lei? SANDRETTA - (si blocca. Dopo poco, timidamente) Potrei aiutarla a prendere il libro signor Fausto? SIG. FAUSTO - (indicando con il mento il libro caduto. Brusco) Me lo metta su in cima, signorina. (Lei esegue). CHIOCCHIOLONI - (come cogliendolo in fallo) Ah! da Sandretta sì che si fa aiutare. Ha visto sig.ra Regina? Si sta facendo aiutare da Sandretta, lo vede? Lo vede? SIG.RA REGINA - (sporgendosi dallo sportello) No, non ci posso credere. (li guarda, poi continuerà il suo lavoro). SIG. FAUSTO - (a Sandretta) Grazie. SANDRETTA - Prego. CHIOCCHIOLONI - Fausto, tutti uguali noi omacci, eh? (Ride). SIG. FAUSTO - (affabilmente ostile a Chiocchioloni, entrando nel retro) Io non faccio affatto parte della categoria degli "Omacci". Caro Chiocchioloni. CHIOCCHIOLONI - (a Sandretta che è arrivata a sedersi vicino a lui. Stringendole una spalla) Basta una giovinetta a noi omacci e... e... (La guarda sorridendo). SANDRETTA - (sottraendosi) Per favore... (Gli sorride. Lui la lascia). CHIOCCHIOLONI - (a Moreno) E lei giovanotto cosa ne pensa della mia teoria... Omacci e giovinette, eh? MORENO - (d'impeto) Sig. Chiocchioloni, glielo dica lei alla signora, ci vuole un momento per me... In cinque minuti potrei essere fuori di qua. SIG.RA REGINA - (a Moreno) "In cinque minuti"? Stia buono lei, per favore! CHIOCCHIOLONI - (facendo il verso a Regina) "In cinque minuti"? Eh, caro giovane, qui ogni cosa ha il suo corso. (Annusa l'aria) Sente? Annusi. (Annusa) Non sente qualcosa nell'aria più forte di qualunque volontà? Ma anche fuori di qua, non c'ha mai fatto caso? Lei, non so, provi ad andare nella strada, o al mercato, annusi l'aria, l'annusi vicino alle arance, o alla verdura... Oppure vicino alle bancarelle dei pesci (ride), con quegli occhioni morti... SANDRETTA - (interrompendolo. Timida. A Chiocchioloni) Il signore avrebbe fretta. CHIOCCHIOLONI - ...Sentirà che profumo d'impotenza! Ma anche vicino agli autobus, o ai treni... Vero Fausto? SIG. FAUSTO - (che intanto s'è messo dietro allo sportello MATRIMONI, ad annotare qualcosa) Chiocchioloni, oggi non è giornata. MORENO - (a Fausto. Mostrandogli il certificato) Senta, mi scusi, io dovrei fare... SIG. FAUSTO - Un momento, un momento. (Continua a scrivere). MORENO - No, scusi io dovrei solo fare... (Fausto lo guarda intensamente, senza parlare) Ecco dovrei fare una... Ma guardi pure lei. E' tutto a posto, (gli mette davanti agli occhi il documento), vede? SIG. FAUSTO - (ignorando il documento. Forzatamente gentile) Le ho detto di aspettare... Un momento. (Riprende a scrivere). MORENO - Ma... CHIOCCHIOLONI - (a Moreno) Giovane. Venga qua MORENO - (rivolto a Chiocchioloni) Ma non l'ha neanche guardato... (A Fausto) Lei è un gran cafone, ha capito? SIG. FAUSTO - (meccanico, senza alzare lo sguardo) Se mi vuole denunciare ecco, l'ufficio del superiore è là (indica), deve fare il giro dal retro... MORENO - Se lo meriterebbe. Come si chiama? SIG. FAUSTO - (meccanico) Fausto Ranieri, s'accomodi pure... (Indicando svogliato) Il giro... CHIOCCHIOLONI - Giovane venga qua, lasci perdere. Venga qua. (Lui esegue a malincuore). Si sieda, stia calmo. (Lui esegue). Cos'è che deve fare esattamente? MORENO - Devo solo denunciare una... CHIOCCHIOLONI - (lo zittisce interrompendolo) Sshht. Deve denunciare cosa... (Come un segreto) Una nascita? MORENO - Io dovrei solo... CHIOCCHIOLONI - O una morte? E' sposato? MORENO - No... Cioè, sì ma io dovrei solo... CHIOCCHIOLONI - (come sopra) Sshht. Mi lasci indovinare... Vediamo un po'. Stia fermo. (Lo scruta girandogli attorno) Capelli non curati... Non ha riso neanche una volta, quindi direi... MORENO - Senta, non vorrei essere scortese anche con lei... SIG. FAUSTO - (verso Moreno e Chiocchioloni) Scusi lei, venga pure. MORENO - (girandosi verso Fausto) Io? SIG. FAUSTO - Sì, lei. Mi ridia quel certificato. MORENO - (speranzoso) Ecco... (Glielo porge). E' tutto pronto, vede? SIG. FAUSTO - (lo legge) ...No, non posso aiutarla. Io mi occupo solo di matrimoni. Dovrebbe andare dalla signora Assunta che però oggi è ammalata. Ma non si preoccupi, (indicandola) la collega la sostituisce, vada pure da lei. Regina è per te. (Riprende a scrivere). CHIOCCHIOLONI - (logico, come riprendendo il discorso) Quindi, non si deve sposare. SIG.RA REGINA - (a Moreno. Dallo sportello delle morti) Bel giovanotto, eccomi qua. (Maliziosa) Sono libera per lei finalmente. Venga pure. CHIOCCHIOLONI - (a Moreno. Fermandolo) Deve denunciare una morte forse? No, non direi. Troppo agitato. Chi denuncia le morti è tranquillo, vero sig.ra Regina? Misurato. Vogliamo dire rassegnato? ...Allora è una nascita! MORENO - Ma mi lasci perdere, scusi. (Speranzoso. A Regina, porgendole il certificato) Ecco signora... E' tutto pronto. SIG.RA REGINA - (lo legge. Poi improvvisamente. Meravigliata) Moreno Papi! (Lo guarda) Moreno Papi... Ma lei è il figlio di Ennio Papi e Maria (incerta) Ost... Maria Ort... MORENO - (titubante) Orlandi ...Perché? SIG.RA REGINA - (ricordandosi di colpo) Orlandi, ecco! Quanto tempo... Ma quanti anni ha lei? Trenta? MORENO - (titubante) No... Ventisette. SIG.RA REGINA - Ventisette anni! ...Quanto tempo che è passato. Ma lo sa che suo padre è venuto a denunciare la sua nascita proprio da me? Allora mi occupavo io anche delle nascite. Assunta è arrivata dopo, quando hanno cominciato a nascere e a morire come le mosche eh? Chiocchioli... (Ride. A Moreno) Perché non solo muoiono, ma nascono anche come le mosche di questi tempi. Chissà poi perché dicono tutti che non nasce più nessuno. CHIOCCHIOLONI - Signora Regina, la città si è ingrandita rispetto a trent'anni fa... (A Moreno) Non vuole proprio metterselo in testa questo fatto. MORENO - Signora la mia pratica, per favore... SIG.RA REGINA - "Moreno", mi ricordo sa? Suo padre è entrato da quella porta (indica la porta di passaggio nel retro del bancone)...Ero così giovane io. Allora l'ingresso dall'esterno era lì, proprio da quella porta... Mi ricordo che suo padre è entrato dentro di corsa e... (Sale il suono del mare. Buio. Dopo poco si sente il pianto di un neonato in lontananza, come portato dal vento. Sale la luce. Il bancone a vetri lo vediamo tale e quale a come l'abbiamo già visto. La scritta "SCHOOL" sarà più in luce del quadro precedente. Dietro i tre sportelli non si vede nessuno. Subito dopo la salita della luce, dal luogo dove ha indicato Regina nel quadro precedente, vediamo Bruce in sulu e maglietta, arrivare di corsa con grande euforia verso il tavolo rettangolare, grida: "E' NATO! E' NATO!", poi si ferma guardando il tavolo vuoto. Contemporaneamente Trevor e Emily, in abiti tropicali, arriveranno e si sederanno al tavolo rettangolare con delle tazze di tè in mano e dopo una breve sospensione reagiranno al grido di Bruce con un lieve sfasamento di tempo) TREVOR e EMILY - (insieme sorpresi) Bruce! (Il pianto del neonato sfumerà fino al silenzio. Il suono del mare rimane) BRUCE - Trevor, è nato mio figlio! (Fa un urlo di gioia). E' un maschietto Emily... TREVOR - (a Emily) Eccolo qua un'altra vittima della felicità! (Si avvicina a Bruce) Congratulazioni. Sono contento di vederti Bruce (lo abbraccia). Io però se fossi in te scapperei. E non domani... Scappa Bruce, adesso! BRUCE - (divertito) Perché dovrei scappare? Sono felice. TREVOR - Appunto! EMILY - (a Trevor) Zio, smettila di scherzare. TREVOR - Scherzare? Ho detto la pura verità. (A Bruce) Ragazzo, svignatela finché sei in tempo. (Come una confidenza) La felicità uccide. BRUCE - (ride divertito) Beh, penso che l'infelicità uccida molto di più Trevor. TREVOR - No, è qui che sbagliate voi giovani. Uccide meno, molto meno. Anzi a piccole dosi, l'infelicità fa sopravvivere... EMILY - Zio Trevor, smettila di scherzare. (A Bruce) Da giorni non sapevamo niente di voi, Mary come sta? BRUCE - Bene, è rimasta sull'isola grande, è all'ospedale con il bambino. Sai, deve allattarlo. TREVOR - A proposito, il piccolo tutto bene? BRUCE - (tiepidamente) Sì... TREVOR - Peggio che mai! BRUCE - Deve solo imparare a respirare... (Ride nervoso) Il dottore ha detto che ha bisogno per un po' dell'incubatrice. Ma è andato tutto bene! (Con gioia) E' nato ieri mattina alle cinque. TREVOR - Poverino. EMILY - (Dandogli la mano) Complimenti Bruce. (Lo abbraccia) Vieni siediti con noi. Vuoi un po' di tè? BRUCE - Sì grazie. EMILY - (sedendosi) ...E non vi dispiace rimanere qua a Namara per un po' adesso tu e Mary? BRUCE - Beh, avremmo un sacco di cose da fare ad Auckland, ma quando ti nasce un figlio, niente t'importa di più. Vedrai quando capiterà a te... EMILY - No, io non avrò mai dei figli. Non mi sposerò mai io. (Sorride). TREVOR - Ben detto! BRUCE - (A Emily) No, tutti diciamo così. Ma ieri mattina, quando ho visto mio figlio, ho sentito il bisogno feroce di proteggerlo. Come un'animale pronto a tutto pur di difendere la vita del suo piccolo. E' una sensazione indescrivibile... Insostituibile... TREVOR - Bruce attento... BRUCE - Ma che m'importa Trevor, sono felice... E' nato! (Urlando di gioia) Jeanette! (Corre allo sportello "NASCITE". Con la testa dentro allo sportello come se fosse una finestra della scuola) Jeanette, mio figlio è nato! JEANETTE - (affacciandosi in abiti tropicali dallo sportello "NASCITE") Bruce! Che sorpresa... Quando sei arrivato? BRUCE - Proprio adesso. JEANETTE - (rivolgendosi all'interno della scuola) Jack, vieni qua, guarda chi c'è! (Esce fuori dalla scuola. A Bruce) Come sono felice, chi se lo aspettava così presto? Congratulazioni (lo abbraccia). Mary tutto bene? BRUCE - Sì. Sì. JEANETTE - (chiamandolo all'interno della scuola) Jack! Vieni, è arrivato Bruce! JACK - Sono qua Jeanette. Ma non mi hai visto uscire prima? (arriva con calma alle loro spalle. E' a torso nudo con un sulu. Ha delle foglie di palma in mano, due noci di cocco e un machete. E' sorridente) JEANETTE - ...Oh sì, che sbadata. Ecco Jack, guarda chi c'è? JACK - Ho sentito Bruce... Sono rimasto incantato a guardarti. Non dar retta a quello che dice Trevor, lui è un vecchio. (Ride). TREVOR - Grazie. JACK - (a Bruce) Congratulazioni (lo abbraccia lasciando a terra le sue cose) ...Un maschietto, eh? BRUCE - (impacciato) Sì... Ma anche se era una femmina... Insomma sono proprio contento. JACK - Sai, c'è una cosa importante in questa nascita. Tu e Mary siete la prima coppia di volontari che ha avuto un figlio su quest'isola. I nativi ne saranno felici quando glielo diremo. Il capovillaggio ti manderà un regalo, ne sono sicuro. (Prende una noce di cocco e la apre con il machete). JEANETTE - (con entusiasmo) Il primo neozelandese che nasce qua! Che meraviglia. TREVOR - Veramente se è nato qua, è un indigeno. JEANETTE - Che stupida, è vero. (A Bruce) Ma tu hai capito cosa volevo dire, no? BRUCE - Sì. E' un bel complimento Jeanette, grazie. JEANETTE - Una volta c'è stata un'altra coppia di volontari che aspettava un bambino qui, ma poi hanno preferito farlo nascere nella nostra Nuova Zelanda. E io un po' li capisco. Ho così tanto nostalgia delle strade di Auckland... La cosa che non capisco è perché non si sono fatti più vivi, neanche una lettera. TREVOR - Avranno avuto terrore del tuo affetto. JEANETTE - O del tuo cinismo! Emily, tuo zio diventa ogni giorno più cattivo. Dovresti controllarlo. TREVOR - Perché? E' per questo che non puoi più fare a meno di me! Confessalo. (Ride). EMILY - Jeanette, se hai così tanto nostalgia, perché non torni ad Auckland? JEANETTE - Tornare? No no, ci sono scappata io da Auckland. Troppo faticoso correre dietro ai desideri là. Qua invece sono i desideri a cercare te... (Ride). JACK - E ti hanno trovata? JEANETTE - (sorpresa) Chi? TREVOR - I desideri! JEANETTE - (come un dispetto a Trevor) Sì, tantissimi. JACK - Basta punzecchiarvi su. Dobbiamo festeggiare il nostro Bruce! Come lo chiamerete il bambino? BRUCE - Andrew. JACK - Andrew... Un bel nome. BRUCE - (si guarda intorno) Ma non c'è Ines? (Si sente in lontananza la musica che abbiamo già sentito all'inizio). EMILY - (dopo poco, guardando verso l'ipotetica roccia) Ines è andata sulla sua roccia con i bambini. E' così pensierosa in questi giorni. JEANETTE - (a Bruce) Stasera quando tornerà, troverà questa bella notizia. Sarà felicissima. JACK - (porgendo la noce di cocco aperta a Bruce) Ad Andrew... BRUCE - (prendendo la noce di cocco) Sì, a mio figlio Andrew... (Beve un sorso del latte di cocco). (Jack fa cenno di passare la noce di cocco a Trevor e così, con grande intensità, tutti ne berranno un sorso e prima di bere diranno "AD ANDREW". Nel frattempo è entrata ballando al ritmo della musica Ines, che è vestita come nel quadro iniziale, battendosi il ritmo con la scatoletta di metallo. Ines passerà accanto a tutti i personaggi che faranno come se non la vedessero e quando stanno per bere dalla noce di cocco, li avvicinerà con i movimenti della sua danza. Dopo poco, tutti tranne Ines, usciranno di scena battendo delle pacche sulle spalle di Bruce. Jack, uscendo, riprenderà le sue foglie di palma. Ines continuerà a ballare e a battersi il ritmo. La luce sfumerà fino al buio. Al buio si sentirà ancora la musica e il ritmo. Dopo poco la musica sfumerà fino al silenzio. Si sentiranno battere i tasti di una macchina da scrivere, vagamente come il ritmo della melodia precedente. Sale la luce. L'azione passa nell'Ufficio. Ines non c'è più. Tutti gli altri, tranne Fausto, sono intorno allo sportello "MORTI". Fausto batte a macchina dallo sportello "MATRIMONI") SIG.RA REGINA - (a Moreno)...Ah, che ricordi. E' stato un parto rischiosissimo il suo, sa? Lo sa che lei è nato di sei mesi? MORENO - Sei mesi e mezzo. SIG.RA REGINA - Sì, ma sua madre "sentiva le contrazioni molto prima di ricoverarsi all'ospedale"... Così diceva suo padre. E lei giovanotto, (quasi sottovoce), quando è nato non riusciva a respirare. Lo sa questo? (Moreno annuisce). Sua madre ha dovuto allattarla per un bel po' all'ospedale prima di tornare a casa. Lei è stato salvato dall'incubatrice. Mi ricordo tutto benissimo. (Poi con entusiasmo) Chiocchioloni! Ad un certo punto il papà di questo giovanotto, dalla contentezza, non ti tira fuori una bottiglia di vino che si era nascosto chissà dove? Ci ha invitati tutti a bere, vino ottimo, davvero. Anche Salvanti. Fausto! Ci pensi? Tutti qua con il superiore a bere. Tu non lavoravi ancora con noi... (Vedendolo che continua a battere a macchina) Ma Fausto, hai sentito? SIG. FAUSTO - (continuando a battere a macchina) Sì sì. MORENO - Signora ho davvero fretta. Mi creda. Per favore. SIG.RA REGINA - Oh sì, scusi... (Riprende le carte) Lei ha proprio rischiato di morire appena nato... Ah! Che bei ricordi. Venga pure di qua sig. Moreno. (Si porta allo sportello "NASCITE"). CHIOCCHIOLONI - (a Moreno) Una nascita! Visto? Avevo indovinato sì o no? MORENO - (sbrigativo) Sì, sì... (Lo evita per portarsi allo sportello "NASCITE"). CHIOCCHIOLONI - Signora Regina, poi anche io e Sandretta dobbiamo fare la nostra pratica, eh? Non se lo dimentichi. SIG.RA REGINA - (esausta) Sì Chiocchioli sì, ma veloci! Prepari tutto per bene, mi raccomando. CHIOCCHIOLONI - Come no? Agli ordini come sempre. (Regina annota qualcosa che riguarda Moreno. Chiocchioloni va al tavolo per recuperare la sua cartella. Sandretta l'anticipa porgendogliela. Chiocchioloni tira fuori dalla cartella dei certificati controllandoli. Poi si appoggia in attesa allo sportello "MORTI", imitato da Sandretta. Fausto continua a battere a macchina) SIG.RA REGINA - (scrivendo. A Moreno) E sua madre sta bene? Una donna in gamba, vero? MORENO - Sì... SIG.RA REGINA - Suo padre ne era fierissimo. (Si ferma) A proposito e suo padre come sta? Ogni tanto veniva a trovarci, poi non si è più visto. MORENO - Sta benissimo... Ha fatto? SIG.RA REGINA - ...Me lo saluti il papà, non se ne dimentichi. MORENO - Ha fatto? SIG.RA REGINA - Sì ecco... (Tirando fuori un foglio enorme) Ce li ha i testimoni? MORENO - (cadendo dalle nuvole) I testimoni? Che testimoni signora? SIG.RA REGINA - (meccanica) Tutti uguali. Siete tutti uguali. Nessuno sa che per le nascite ci vogliono i testimoni... Ce ne vogliono ben due, caro il mio Moreno... E mi dica, abitano sempre vicino alla stazione i suoi genitori? MORENO - Senta, non mi tenga sulle spine. Cos'è questa storia dei testimoni? SIG.RA REGINA - Non è una storia, è la prassi... Ma rimediamo subito non si preoccupi. (Si guarda intorno) Vediamo un po'... Fausto puoi venire a testimoniare? SIG. FAUSTO - (indaffarato) No, adesso non posso. MORENO - Ma scusi, non potrebbe testimoniare lei per me? SIG.RA REGINA - Non scherziamo neanche giovanotto, a parte il fatto che io sono una e non due (ride), ma poi sono in veste ufficiale, (mostrando il foglio enorme. Come una confidenza) devo compilare l'atto! MORENO - E allora come si fa? SIG.RA REGINA - C'è il Chiocchioloni come sempre. Chiocchioli, la "testimonianza", sia gentile, venga di qua. (Chiocchioloni si avvicina). Anche lei Sandretta per favore. (A Moreno) Ecco adesso lo chieda a loro. (Moreno rimane immobile). Mi ha sentito? Deve chiedere a loro. MORENO - Sì, ma cosa? SIG.RA REGINA - Oh Madonna... Se le fanno da testimoni, no? MORENO - Ma lo sanno già! (Chiocchioloni scuote la testa). SIG.RA REGINA - (come cogliendolo in fallo) Eh no! Glielo deve chiedere lei, ufficialmente, davanti a me. Forza, proceda. MORENO - (A Chiocchioloni e Sandretta, con un senso di umiliazione) Mi fate da testimoni? CHIOCCHIOLONI - (meccanicamente, come un rito consumato) Sì, io sottoscritto cioè, poi sottoscriverò... Le farò da testimone, accetto ben volentieri. SANDRETTA - Sì, anch'io accetto ben volentieri. SIG.RA REGINA - (suggerendo a Sandretta) ...E le farò da testimone. SANDRETTA - (a Moreno) ...E le farò da testimone. SIG.RA REGINA - Bene, procediamo alla domanda di rito. Siete pronti? (Si fa rituale) Signor Moreno Papi, che nome dà a suo figlio? MORENO - (emozionato) Beh, io e mia moglie avremmo pensato... SIG.RA REGINA - (interrompendolo) Risponda solo alla domanda: (ripetendo in modo rituale) Signor Moreno Papi, che nome dà a suo figlio? MORENO - ...Andrea. SIG.RA REGINA - (scrive sull'atto. Poi) Prego, le firme e gli indirizzi. (A Moreno) Prima lei. (Moreno firma sull'atto). Poi i testimoni. (I testimoni firmano). Bene. (A Moreno. Severa) Giovanotto, quando qualcuno in veste ufficiale le fa una domanda, lei deve solo rispondere quello che le è stato chiesto, senza tanti giri di parole (facendogli il verso) "Io e mia moglie avremmo pensato...", no! Doveva solo dire il nome del figlio, ha capito? MORENO - Sì sì. E' tutto fatto adesso? SIG.RA REGINA - (polemica) Quasi. (Mette dei timbri) ...Non riesco proprio a capacitarmi... Adesso, è nato anche il suo Andrea. MORENO - Ha fatto? SIG.RA REGINA - (commossa) Il suo figliolo... (Si ferma. Scoppia a piangere). MORENO - (esausto) Ma cosa c'è adesso? SIG.RA REGINA - (cercando di riprendere il lavoro) Niente, niente (riscoppia a piangere singhiozzando). MORENO - Ma cosa c'è, signora? SIG.RA REGINA - Ma niente! (Piange). SANDRETTA - Sig.ra Regina su, non faccia così. SIG. FAUSTO - (smettendo di battere a macchina) Regina... (Accorre da lei per confortarla). CHIOCCHIOLONI - (a Moreno, chiamandolo in disparte. Risoluto) Giovane. Venga qua. MORENO - (andando da Chiocchioloni) Ma cosa c'è adesso? CHIOCCHIOLONI - Sshht! (Riferendosi a Regina. Come un segreto). Si è commossa. MORENO - Commossa? E di cosa? CHIOCCHIOLONI - Sshht! ...Regina è fatta così. Io ho una teoria su di lei, le interessa? MORENO - Ma per favore, se si mette anche lei è finita. Scusi (andando da Regina) signora... CHIOCCHIOLONI - (afferrandolo) Sshht! Zitto. (Come una confidenza) Sa, è una che di questi tempi si affeziona ancora alle persone, capisce? Ma adesso le passa, non si preoccupi. MORENO - Macché "non si preoccupi", qui sembra di essere in un manicomio. (Chiocchioloni tenta di zittirlo) Mi sono stufato ha capito? CHIOCCHIOLONI - (ridendo) Io sì. (Riferendosi a Regina che piange) Lei no. (Ride). MORENO - (innervosendosi) Non ho tempo da perdere io, Cristo! (A Regina con durezza) Signora! Posso avere il mio foglio? (Regina che si era un po' calmata, ha un'altra crisi di pianto. Moreno fra sé). Ma dove sono capitato! CHIOCCHIOLONI - (a Moreno, chiamandolo in disparte) Giovane. Ven... MORENO - (interrompendolo) No, non ci vengo da lei! CHIOCCHIOLONI - (senza scomporsi) Guardi che io lo dico per il suo bene... La deve lasciar piangere un pochino. Anzi, la consoli, vedrà... MORENO - Non ci penso neanche! CHIOCCHIOLONI - (sorpreso) Non la vuole consolare? MORENO - No. CHIOCCHIOLONI - Guardi che è per lei che piange. Si è commossa per la nascita del suo bambino, quindi vede che è lei che la deve consolare. MORENO - (Fra sé) Cristo. (A Chiocchioloni) No, non la consolo. Non la voglio consolare! CHIOCCHIOLONI - Peggio per lei allora... Si vede che non la conosce. MORENO - E non m'interessa neanche... CHIOCCHIOLONI - No! Questo non lo deve dire. Se mi permette, non lo può dire. E sa perché? MORENO - (esausto) Non m'interessa! Ha capito? Non m'interessa! CHIOCCHIOLONI - E io glielo dico lo stesso... (Improvvisamente si sente una musica come portata dal vento. Alcuni fogli, sia di Chiocchioloni che dell'Ufficio, volano sul pavimento. Si sente sbattere violentemente una porta. Dopo poco entra in scena Ines vestita in modo elegante. Tutti la guardano. Regina smette di piangere. Fausto torna al suo sportello e s'incanta a guardare Ines. Ines si guarda intorno, poi va allo sportello "MATRIMONI". Fausto china subito la testa, riprendendo a lavorare. Lei rimane allo sportello in attesa. La musica sfuma fino al silenzio) MORENO - (a Regina quasi pregandola) Allora signora, dovrei andare io... SIG.RA REGINA - (ricomponendosi) Sì sì, ecco (gli porge il certificato) Questo lo deve riportare all'ospedale così com'è. MORENO - (conquistando il certificato) Finalmente! (lo legge prima d'andarsene). SIG.RA REGINA - E mi saluti sua moglie. A proposito, come si chiama? MORENO - (distratto dal certificato) Maria. SIG.RA REGINA - Ah è vero, Maria. Che stupida era scritto sul certificato. SIG. FAUSTO - (di colpo esce dal bancone, si affretta verso Moreno e gli strappa il certificato. Lo controlla) Lo sapevo! Regina, manca la sigla di Salvanti! (A Moreno gentile) Sa, il certificato lo deve siglare anche il superiore. (Porge il certificato a Regina). Ecco Regina. (Ritorna al suo sportello). MORENO - (verso Fausto) Anche la sigla del superiore? SIG.RA REGINA - Purtroppo sì signor Moreno. Adesso c'è questa disposizione, me ne ero dimenticata. Ma prima non era così ed era molto meglio, glielo dico con tutta sincerità... Prima c'era più fiducia e noi impiegati lavoravamo molto meglio... Molto molto meglio. Anzi, quando sono entrata qua dentro (sognante), trentacinque anni fa, facevamo tutto noi impiegati... MORENO - Vada dal superiore, la prego (s'inginocchia) ...Ecco vede? La prego in ginocchio. SIG.RA REGINA - (divertita) Guardalo Fausto. Ma che simpatico mascalzone... S'è messo in ginocchio per me. (Civettuola) Vado vado, ci metto un attimo. Torno presto. (Si allontana nel retro). MORENO - (fra sé) Cristo! CHIOCCHIOLONI - (a Moreno) ...Giovanotto, volevo dirle prima... MORENO - (interrompendolo) Non m'interessa. CHIOCCHIOLONI - No! Questo lo deve sentire. Volevo dirle che Regina è una santa. Una specie di santa. Ecco perché non può parlare di lei come ha fatto prima, capito? MORENO - Sì, sì... Va bene. INES - (a Fausto che intanto è tornato a battere a macchina. Con accento straniero) Scusi... SIG. FAUSTO - (impacciato dalla bella presenza di lei) Un momento, un momento. (continua a scrivere). INES - (dopo poco) Dovrei fare (Fausto la guarda intensamente, senza parlare) ...Dovrei fare un matrimonio, posso dire a lei? SIG. FAUSTO - (incantato) Le ho detto di aspettare... Un momento. (Abbassa la testa goffamente, riprendendo a scrivere). INES - Sì. Scusi. (Tutti rimangono in attesa tranne Fausto che batte a macchina. Moreno e Chiocchioloni, cercano di ignorarsi. Dopo poco rientra Regina) SIG.RA REGINA - (afflitta) Sig. Moreno, mi dispiace tanto... MORENO - Cosa. (Pausa) Ma perché, cos'è successo? SIG.RA REGINA - Sono mortificata... (Pausa. Lo guarda). MORENO - (esasperato) Me lo dice cosa c'è che non va? SIG.RA REGINA - No, è tutto a posto. Solo che il superiore è un momento occupato. MORENO - Occupato? Una sigla! Quanto ci vuole per fare una sigla? SIG.RA REGINA - Infatti mi ha promesso di farla subito. Appena si libera, la fa. Stia calmo. MORENO - Ci vogliono dieci secondi per fare una sigla è chiaro! CHIOCCHIOLONI - (annusando l'aria. Quasi come una confidenza) Annusi, (annusa), la sente adesso? (Poi sottovoce) Impotenza. MORENO - (fra sé) Ma Cristo! SIG.RA REGINA - Sa, il superiore preferisce controllare prima di siglare... Non si può dargli torto. E' una questione di responsabilità. Non se la prenda. MORENO - Lasciamo perdere signora, tanto ho capito tutto... (solennemente disperato) La mattinata è persa! CHIOCCHIOLONI - (a Moreno) Oh giovanotto, finalmente l'ha capita. Benvenuto fra noi, congratulazioni. (Gli offre la stretta di mano che Moreno rifiuta. Poi ridendo). Vedrà adesso come tutto sarà più semplice. (Breve pausa) Giovane, visto che adesso abbiamo un po' di tempo, avrei una curiosità... Me lo direbbe per caso cosa aveva da fare di tanto importante? MORENO - (alzando la voce) No! CHIOCCHIOLONI - (contento) Lo immaginavo! (Mostrando a Regina i certificati) Sig.ra Regina possiamo fare noi mentre aspettiamo la sigla di Salvanti, no? Ecco qua, tutto pronto... Tutto pronto per modo di dire. (Le molla i certificati sul bancone) Controlli lei mi raccomando, e si prenda tutto il tempo necessario. (A Moreno senza farsi sentire da Regina) Visto come si fa? SIG.RA REGINA - (prendendo i certificati) Chi è morto di nuovo? CHIOCCHIOLONI - (A Regina) Tutto scritto lì come sempre, signora mia, nero su bianco. (A Moreno) E da quel nero su bianco, non si scappa giovanotto! SIG.RA REGINA - (riferendosi a un certificato) No! CHIOCCHIOLONI - (credendo che lei si riferisca alla propria battuta) Eh invece sì. SIG.RA REGINA - (con il certificato in mano) Codini, il professore! ...Quello con sette figlie femmine? CHIOCCHIOLONI - Ah... Intendeva Codini. No, macché professore... Perché è scritto lì? SIG.RA REGINA - Sì guardi (indica sul certificato) "professore", ha visto? Oh, signor Moreno, lei non sa che situazione infelice quella del professore... Pensi, voleva a tutti i costi un figlio maschio, ma ogni volta veniva qui e ci denunciava una femmina. Io glielo dicevo di non prendersela... MORENO - (la interrompe) Signora signora, a me non interessa. (Chiocchioloni senza farsi vedere da Regina, fa cenni di disapprovazione a Moreno) SIG.RA REGINA - E invece dovrebbe interessarla! Tutti uguali voi utenti, siete dei menefreghisti ecco la parola giusta: menefreghisti. V'importa solo di cosa? Del vostro certificatichino. Il professore invece sì che era un esempio. Sempre disponibile. Il suo primo pensiero sa qual era? Aiutare i propri studenti, interessarsi agli altri insomma... Ah quanto si parlava bene con lui, e adesso se n'è andato poveretto... (Sta per piangere). CHIOCCHIOLONI - (con grande sicurezza) No no Regina non serve che si commuova. Non è lui, è un omonimo! SIG.RA REGINA - (spiazzata) Un omonimo? (Pausa) Ma è sicuro Chiocchioloni? CHIOCCHIOLONI - Sicurissimo! Ma lo sa che l'omonimia è uno dei fenomeni più raccapriccianti di questo secolo? Un campo affascinantissimo per altro, se avesse tempo le spiegherei una teoria di un ricercatore russo. E' meravigliosa, ha tempo? SIG.RA REGINA - Tempo io? Chiocchioloni oggi è una giornataccia, come glielo devo dire. Si metta buono che adesso le avvio l'iter. CHIOCCHIOLONI - Agli ordini. (Facendo un occhiolino a Moreno. Senza farsi sentire da Regina) Visto come si fa? MORENO - ...Signora signora, si ricordi anche il mio di iter, per favore. SIG.RA REGINA - Ma il suo è già avviato, anzi, non se lo merita (sorridendo), ma direi proprio che è alla conclusione, (civettuola) caro il mio Moreno. (Si allontana nel retro con le carte di Chiocchioloni). MORENO - E meno male... (Sbuffa. Poi a Chiocchioloni) Sa una cosa? CHIOCCHIOLONI - No. MORENO - Gliela dico? CHIOCCHIOLONI - Se vuole. MORENO - Mi piacerebbe proprio sapere lei chi è. Che mestiere fa? Voglio dire, sono tutti suoi quei... Come si chiamano quei foglietti che ha dato alla signora? CHIOCCHIOLONI - (Scandendo bene) "Certificati di morte" MORENO - Ecco, sono suoi parenti? Dei cugini? Semplici conoscenti? CHIOCCHIOLONI - ...Altre domande? MORENO - No, è che lei scherza sempre... Come si fa a scherzare con quel mucchietto di certificati lì poi, (curioso) quanti erano cinque? CHIOCCHIOLONI - Lei, scusi, me l'ha detto prima cosa aveva da fare di tanto importante? MORENO - No, ma... CHIOCCHIOLONI - "No", visto? Quindi, perché io dovrei dirle qualcosa di me, scusi... MORENO - (allarga le braccia. Poi fra sé) Ma dove sono capitato? CHIOCCHIOLONI - Nell'Ufficio di Stato Civile, se non l'ha capito. E guardi che non ha visto ancora niente. Sandretta vieni va, sediamoci... Questa mattina sembra promettere bene. (Si frega le mani. Poi si siede con Sandretta al tavolo. Moreno passeggia). SIG. FAUSTO - (dopo poco. Finendo di scrivere) Ecco fatto. (A Ines) Lei signorina, mi dica pure. INES - Sì, come le dicevo prima, sono qui per un matrimonio. SIG. FAUSTO - Di chi? INES - Come? SIG. FAUSTO - Chi è che si sposa? INES - Io. SIG. FAUSTO - Bene. (Prende un modulo) Quando? INES - Non so, la settimana prossima. SIG. FAUSTO - No, bisogna esporre l'annuncio almeno per quindici giorni. Sa, le pubblicazioni in comune... E' la regola. INES - Va bene, se è la regola... Fra quindici giorni allora. SIG. FAUSTO - Meglio venti, glielo suggerisco. INES - Va bene, venti. SIG. FAUSTO - Come si chiama? INES - Ines Zyp. (pronuncia: Ines Zeip, con la z sonora) SIG. FAUSTO - Come? INES - Ines Zyp. (Fa lo spelling) I N E S... SIG. FAUSTO - Sì sì, e poi? INES - Z Y P. Y, ipsilon. "Zeip". SIG. FAUSTO - (dandole il modulo) Me lo scriverebbe lei? (Lei esegue) Bene grazie. Il futuro marito invece come si chiama? INES - Non saprei. (Pausa. Tutti la guardano). SIG. FAUSTO - (guardandola) Come "non saprei". INES - (sorridendo maliziosa) Non lo so ancora. (Chiocchioloni si avvicina interessato allo sportello MATRIMONI, facendo segno a Moreno di seguirlo. Moreno lo segue, anche lui incuriosito). SIG. FAUSTO - (a Ines) Senta, se si vuole sposare, lo deve sapere. INES - (ancora maliziosa) Ma io non lo so ancora. SIG. FAUSTO - Ma che risposta è? Scusi, con chi ha deciso di sposarsi? INES - (Fatale) Per adesso l'ho deciso da sola. SIG. FAUSTO - Ah! E secondo lei io cosa dovrei scrivere dove il modulo dice: (indicando) ecco vede? "Nome del futuro marito", eh? (Ines non risponde). CHIOCCHIOLONI - (logico) "Non identificato". SIG. FAUSTO - (lo guarda con rimprovero) Chiocchioloni! CHIOCCHIOLONI - (a Fausto) Perché, non si può? SIG. FAUSTO - Chiocchioloni non è giornata! CHIOCCHIOLONI - Ma io dico seriamente. Perché... Non si può? SIG. FAUSTO - No, non si può! INES - Scusi, se devono passare venti giorni... In venti giorni possono succedere tantissime cose. CHIOCCHIOLONI - Giustissimo. SIG. FAUSTO - (titubante) No, non si può e basta. Arrivederci. (Si rimette a lavorare). INES - Perché non mi vuole aiutare? (Pausa. Fausto lavora). Per favore... CHIOCCHIOLONI - (confidenzialmente) Fausto, con questi stranieri non si sa mai, io fossi in lei chiederei a Salvanti. Mi sembra un tipico caso da superiore. (A Moreno) Lei che ne pensa giovanotto? SIG. FAUSTO - (sbottando) Ah! Il Chiocchioloni chiederebbe a Salvanti... Ma per favore Chiocchioloni. (Riprende a lavorare). MORENO - Scusi, perché no? Se la signorina vuole fare così. SIG. FAUSTO - Lei non s'intrometta... SANDRETTA - (timidamente) Tutt'al più si annulleranno le pubblicazioni signor Fausto. CHIOCCHIOLONI - Brava Sandretta. SIG. FAUSTO - (a Sandretta. Paterno) Lei signorina non deve prendere i vizi del suo principale. Gliel'ho detto tante volte. Ne basta uno di Chiocchioloni qua dentro. SIG.RA REGINA - (affacciandosi dal retro) Fausto, puoi venire un momento da Salvanti? SIG. FAUSTO - (allontanandosi) Scusatemi... CHIOCCHIOLONI - Ne approfitti Fausto, chieda a lui... Per la signorina. SIG. FAUSTO - Non ci penso neanche. (Esce alla vista con Regina). /.../ N.B. IL TESTO DISPONIBILE IN RETE COMPRENDE SOLO L'INIZIO. PER OTTENERE IL COPIONE COMPLETO, CONTATTARE DIRETTAMENTE L'AUTORE: infogatto@andrea-jeva.it (N.B. togliere il nome dell'animale dall'indirizzo)