"AIUTAMI, AIUTO, AIUTAMI" (Incompiutezze al femminile) (Tragicommedia di Andrea Jeva) I diritti d'autore di "Aiutami, Aiuto, Aiutami" sono protetti e tute- lati dalla Soc. S.I.A.E. (Societa' Italiana degli Autori ed Editori). Le rappresentazioni e pubblicazioni sono soggette a royalty. Ogni richiesta relativa ai diritti d'autore, dovra' essere indirizzata a: S.I.A.E. / Sezione D.O.R. / Viale della Letteratura, 30 / 00144 Roma - Italy - L'autore richiede di essere informato per ogni produzione del presente lavoro - L'autore puo' essere contattato attraverso la S.I.A.E., o diretta- mente con e-mail (infogatto@andrea-jeva.it N.B. togliere il nome dell'animale dall'indirizzo) Personaggi: SABRINA - Ventidue anni LUCIANA - Venticinque anni, amica di Sabrina ARNALDO - Corteggiatore di Sabrina. ANGELINO - Corteggiatore di Sabrina. UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - Corteggiatore di Sabrina. ENRICO – Corteggiatore di Sabrina N.B. Il testo può essere realizzato da 2 attrici e 1 attore. (All'apertura del sipario vediamo l'appartamento di Luciana. E' Au- stero. Ricorda, con piccoli tocchi, la sacrestia di una chiesa. E' im- merso in una musica gregoriana: un coro senza l'ausilio di strumenti musicali. Siamo in sala da pranzo. Sulla tavola ci sono gli avanzi di una cena. Sabrina e Luciana sono sedute pesantemente, bevono su- peralcolici e non nascondono minimamente la noia mortale che provano. In piedi con un bicchiere di latte in mano, vediamo Arnal- do vestito in modo raffinato che ostenta euforia per la musica. Piz- zica la "R") ARNALDO - Curiosissima questa musica, no? (dopo poco) E adesso sentite quest'altro brano per piacere. (Cambia brano. Sen- tiamo un altro pezzo gregoriano "uguale" al precedente) E' tutta un'altra cosa, no? (Breve pausa) Bello, eh? (Breve pausa) Questo è davvero formidabile... Sabrina di' qualcosa insomma. (Sabrina si alza e senza dire una parola spegne brusca la musica) ARNALDO - Ma perché? Non capisco. Proprio adesso che veniva il passaggio più bello! Ancora un attimo, per piacere (fa per riac- cendere la musica). SABRINA - (lo ferma) Arnaldo! Adesso te ne vai, va bene? ARNALDO - Ma perché? Non capisco. Ti giuro che stava proprio per arrivare il passaggio più bello, Sabrina te lo giuro... (Fa per ri- accendere lo stereo). SABRINA - (lo ferma) Ma porca miseria! Basta, vattene via! Come te lo dobbiamo dire? Luciana diglielo tu, siamo a casa tua, Cristo santo! LUCIANA - (polemica a Sabrina) Appunto! ARNALDO - (a Sabrina) Ecco, hai visto? Alla tua amica il "gregoriano" piace, lo dicevo io... (Fa per riaccendere lo stereo). LUCIANA - (lo ferma) A me piace? Ma tu sei scemo. ARNALDO – Ma… SABRINA - (ad Arnaldo. Forzatamente calma) Arnaldo ascolta: adesso te ne devi andare e sai perché? ...Perché la serata è finita. Da un pezzo! ARNALDO - Ma come "finita", non capisco. SABRINA - C'hai intossicate di noia, abbiamo sonno, te ne devi andare! ARNALDO - (ostentando sicurezza) D'accordo ragazze, calme, ho capito tutto: (si avvia allo stereo) cambiamo pure genere. Come siete messe con l'"austroungarico"? (Mette un walzer di Strauss. Poi galante) Mi concedi questo walzer Sabrina? SABRINA – No, tu sei veramente un deficiente (beve stizzita un sorso di whisky). ARNALDO - Ma... Sabrina... Mi hai insultato... E anche un po' la tua amica, prima... LUCIANA - Un po'? (Lesta si alza e toglie la spina dello stereo. Ad Arnaldo con la spina in mano) Adesso chiamo la polizia? No, te lo chiedo solo. ARNALDO - Ti prego, la polizia no (timido), poi mia mamma mi sgrida. Faccio il bravo, promesso. D'accordo? (Pausa. Poi, misu- rando i gesti, inizia a spogliarsi. Ostentando disinvoltura) Me lo di- ceva proprio ieri sera la mia mamma "dovresti essere un po' più ma- schio Arnaldino mio". Dov'è la camera? Andiamo a dormire? Poi, se ci viene voglia, magari facciamo anche un po' di sesso... (Rimane in mutande) Tutt'e tre insieme, d'accordo? LUCIANA - (urlando isterica) Fuorii! ARNALDO - (ostentando calma) Perfetto. Si beve l'ultimo bicchie- re e poi si va (si versa del latte) ...A letto, volevo dire. Tanto più che sono già in mutande (ride), ci vuole un attimo... (Beve). LUCIANA/SABRINA - (come ubbidendo ad un segnale interno comune, si avvicinano minacciose ad Arnaldo) ...Arnaldo! ARNALDO - No, non fate così. Ve l'ho chiesto per piacere... An- diamo solo a letto tutt'e tre insieme, altrimenti io poi cosa racconto alla mamma? SABRINA - (lo prende per le mutande) Luciana apri la porta. (Luciana esegue. Poi, dopo una breve colluttazione, lo spingono fuori chiudendo la porta). SABRINA - Finalmente libere! LUCIANA - Finalmente! (Pausa). ARNALDO - (da fuori) Ragazze, per piacere... I pantaloni almeno! (Pausa) Non posso mica tornare a casa in mutande... Per piacere! Sabrinuccia? Devo prendere anche i miei dischi "CD", se li dimenti- co mia mamma mi picchia. (esasperata Sabrina prende i pantaloni e alcuni CD, apre la porta e butta tutto fuori) ARNALDO - (mettendo il piede nella porta) Me lo daresti un ba- cetto per la buona notte? SABRINA - Vaffanculo! ARNALDO - Per piacere. SABRINA - Te ne devi andare (cerca di chiudere la porta). ARNALDO - (opponendo resistenza) Ma se te l'ho chiesto per pia- cere. SABRINA - E chi se ne frega! (A Luciana) E aiutami tu. (Sabrina aiutata da Luciana cerca di richiudere la porta dicendo brutte parole ad Arnaldo) ARNALDO - (opponendo resistenza) Sabrina, vedrai che m'inna- moro davvero di te. Come hai chiesto sul giornale. Te lo giuro. Sei già tutta la mia vita. Amore... Insieme io e te Sabrinuccia... La mamma sa già tutto di noi, ha letto anche lei l'articolo sul giornale. Non ti preoccupare, è d'accordo. SABRINA - Ma lo vuoi capire che devi sparire? Sparisci! (riescono a chiudere la porta. Pausa) LUCIANA - No dico, capisci? ...Sono le due di notte. Lo capisci questo? SABRINA - (indignata) "Sono le due di notte"? ...Con quello che sta succedendo, tu ti preoccupi perché sono le due di notte? Io so- no disperata! Non lo vedi cosa mi sta capitando? (Si calma) Dai Luciana, ci vai tutte le notti a letto tu alle due. LUCIANA - Perché io soffro d'insonnia! E comunque non faccio tutto sto casino. SABRINA - Ma se ti sei messa ad urlare "fuori" come un'aquila prima... Guarda che sei tu che hai cominciato LUCIANA - Ah si? Ho cominciato io? ...Il tuo "corteggiatore", s'è messo ad urlare sulle scale! SABRINA - Va beh, e allora? LUCIANA - Ci parli tu domani mattina con la portinaia? SABRINA - Ah, perché a te non ti ha sentito la portinaia, eh? Non ti ha sentito... (si sente suonare il citofono. E' un citofono senza ricevitore, si schiaccia un bottone e si sente l'interlocutore) LUCIANA - No, ecco, ci puoi parlare subito con la portinaia, ac- comodati (indica il citofono). SABRINA - Ma che portinaia, sarà ancora quel deficiente. (Al cito- fono) Arnaldo, adesso mi sto arrabbiando sul serio. Devi sparire, abbiamo chiuso, stop, fine, non sei il mio tipo. LUCIANA - (che intanto è accorsa preoccupata. Sottovoce) Creti- na, se è davvero la portinaia? (Poi disinvolta al citofono) Chi è? EMILIO - (dal citofono) Sabrina sei tu? Non sono Arnaldo, sono io, l'Emilio... LUCIANA - (a Sabrina. Polemica. Lasciando il citofono) E' l'Emi- lio. SABRINA - L'Emilio... (Al citofono) Emilio chi? EMILIO - (dal citofono) Io, quello di Busto Arsizio. Ti ho telefo- nato ieri e ieri l'altro, ti ricordi? Ho pensato di fartela quella sorpre- sa poi. SABRINA - (interessata) Ma chi? Sei quello con la Jaguar? EMILIO - No, quello è mio cugino ricco, io ho la vespa, non ti ri- cordi? SABRINA - Oh Madonna, sei quello che voleva venire da Busto Arsizio fin qui a Roma con la vespa? EMILIO - Sì brava, sono proprio io... Poi alla fine mio cugino non me l'ha più prestata la Jaguar. Però ho fatto 800 chilometri in vespa per conoscerti di persona, posso salire un momento? SABRINA – (imbarazzata nei confronti di Luciana) No! ...Emilio, ti sembra logico venire alle due di notte per salire un momento? LUCIANA - Due e un quarto. EMILIO - (dal citofono) Sì lo so, ho fatto male i calcoli e ho pure bucato una gomma a Firenze, dai mi fai salire? SABRINA - No! ...Emilio, torna a Busto Arsizio dai, sono impe- gnata, mi sono fidanzata proprio oggi, "innamoratissima", mi di- spiace. EMILIO - "Innamoratissima"? SABRINA - Proprio così. Vai adesso, ciao. EMILIO - Beh, ma se ci ripensi io sono a Busto, capito? SABRINA - Sì ma vai... E non fare casino con la vespa che ti sente la portinaia ...Ah Emilio? EMILIO - (pieno di speranza) Sì? SABRINA - (civettuola) Salutami tuo cugino con la Jaguar. EMILIO - (deluso) Va bene ciao. (Sabrina stacca il citofono) LUCIANA - Cioè: se aveva la Jaguar tu lo avresti fatto salire? SABRINA - Ma non lo so, dai non metterti anche tu Luciana... LUCIANA - No tu, se aveva la Jaguar, lo facevi salire, è questo che voglio farti capire. SABRINA - Ma non aveva la Jaguar, punto e basta. LUCIANA - Sì ma lo avresti fatto salire alle due e mezza di notte a casa mia! SABRINA - Ma Cristo santo Luciana! Mi voglio innamorare! Co- me te lo devo dire. Non: "avere una storia". Innamorarmi. Posso aver voglia anch'io di innamorarmi no? E se mi piacciono quelli con la Jaguar, cosa ci posso fare? ...E poi guarda che sei tu quella che m'ha convinto. LUCIANA - No no no. Io non ho convinto proprio nessuno. SABRINA - Ha no? E chi mi ha fatto mettere l'inserzione sul gior- nale? Avanti, chi mi ha fatto da "filtro"? Chi me li ha fissati gli ap- puntamenti? LUCIANA - Io! Io! Ma solo perché mi hai ammorbato con la storia che non t'innamori mai. SABRINA - No! Guarda che una volta mi sono innamorata. LUCIANA - Quella volta, cazzo, avevi sei anni! SABRINA - E allora? LUCIANA - E allora ti devi convincere che innamorarsi è una cosa pratica! SABRINA - Ma scusa, non è quello che sto cercando di fare? LUCIANA - No, quello che cerchi di fare è un altro dei tuoi gio- chetti infantili e io mi sono stufata. Ho reso abbastanza l'idea? SABRINA - Giochetti infantili? Ma se mi hai detto tu che il giorna- le era un'idea geniale. (Facendole il verso) "Ci vuole un giornale nazionale: IN QUESTO MONDO FATTO DI APPARENZA, ECCO UN MESSAGGIO PER L'UOMO CHE VUOLE DAVVERO INNAMORARSI DI ME: TELEFONAMI! ...SABRINA". Chi cavolo l'ha inventato questo messaggio di mer- da, eh? LUCIANA - Per forza! Te lo ricordi cosa volevi mettere tu, eh? Te lo ricordi?: "STUDENTESSA FUORI CORSO VUOLE ESSERE PUNITA!". SABRINA - Sì ma adesso non puoi tirarti indietro. (Piagnucolando) Non puoi lasciarmi nella merda. Siamo amiche... O mi sbaglio... O mi sbaglio Luciana? LUCIANA - (comprensiva) Sabrina cerca di capire: hanno risposto in 80, da tutta Italia. E non te ne piace neanche uno, neanche uno, cazzo! SABRINA - Ma li hai visti anche tu come sono, no? LUCIANA - No, non li ho visti, perché come sono? SABRINA – (sminuendoli) "Robetta". LUCIANA - Invece Angelino non è "robetta". SABRINA - Ma chi? "Angelino pronta consegna"? LUCIANA - (polemica) Sì, proprio lui. SABRINA - Ma ha l"Ape", consegna le mozzarelle con l'"Ape"! LUCIANA - E' un po' grezzo, ma non è "robetta"! SABRINA - E chi se ne frega. Voleva baciarmi sul divano accarez- zando una tartaruga. LUCIANA - E beh? Ama gli animali, tutto qua. SABRINA – E ama anche i topi? Aveva un topone in casa, non so, neanche un po' di riguardo per me... LUCIANA – (esasperata) Era un criceto! SABRINA – Sì, ma se era un topo? LUCIANA - Senti, parliamoci chiaro. Sono 20 giorni che tutte le sere sei qui da me con qualcuno. Che poi alla fine non ti piace. SABRINA - Sì, però la spesa l'ho sempre fatta io. E cucinare an- che. LUCIANA - Ma cosa c'entra? SABRINA - C'entra che se tu mi dai la casa, quella che si fa il culo sono io, sono io Luciana. LUCIANA - Io voglio dire che questa casa è diventata un casino, e quando dico casino, intendo un "casino". Capito? SABRINA - Ma perché devi sempre esagerare. Ti ho chiesto solo un favore, uno solo da quando ci conosciamo... Dai è un favore, non posso mica incontrarli a casa mia, ci abito solo da un mese e mezzo. Vorrei evitare i pettegolezzi del palazzo, tutto qua. LUCIANA - Brava, così i pettegolezzi li fanno nel mio di palazzo. SABRINA - No perché la casa è tua. Tu non sei in affitto come me. (Piagnucolando) Sei ricca tu. Nessuno ti sfratta. LUCIANA - Guarda che tutte le mattine la portinaia mi guarda ostile, come te lo devo dire? SABRINA - Ahh, "la portinaia mi guarda ostile" che problemi, e io che non "scopo bene" da due anni? Cioè da un anno e dieci mesi? LUCIANA - Io me lo sono dimenticata come si "scopa", sia bene che male! SABRINA - (piagnucolando) Ma tu sei forte, sei forte Luciana. Io invece sono fragile, debole, piena di problemi. Non ho più nemme- no la forza di pagare le bollette (tira fuori delle bollette dalla sua borsa) Guarda, guarda se non ci credi. Le ho tutte qua. Non mi metto neanche più il rossetto? Non è un buon segno. Guarda come sono slavata, guardami se non mi credi... Non mi depilo più... Guarda... (Mostra le gambe). LUCIANA - Che schifo! (Suona il telefono cellulare di Luciana. Prende nervosa il telefonino dalla borsa) Pronto ...No, non sono io. (Le dà il telefonino) ...Per te! SABRINA - (tappando i buchi del telefonino. A Luciana) Chi è? LUCIANA - Non lo so. SABRINA - (al telefonino) Chi è? (Esasperata) ...No, non ci vengo al cimitero con te. Non mi va di innamorarmi di te al cimitero ...Ma sei un bel tipo, se ti ho detto che non mi va, e poi, scusa, sono do- mande da farsi alle due e mezza di notte? LUCIANA - Le tre. SABRINA - No, ho detto di no. Non ci vengo. (Quasi isterica) E non chiamarmi scheletrino! (Chiude il telefonino. A Laura impaccia- ta) Era quello delle pompe funebri. (suona il telefonino) SABRINA - (aggressiva) Pronto! (Meravigliata) ...Padre Giulio. Beh, insomma, sono le tre di notte. No, stavo leggendo ...Adesso? All'aeroporto adesso? Ma è tardi per andare a vedere gli aerei pa- dre. Sì, l'altra volta mi è piaciuto ma adesso devo dormire. Domani mi devo alzare presto ...No no, devo studiare ...Devo studiare giuro (gesto di stizza). Va bene padre non giuro più... Se proprio posso domani faccio un salto in parrocchia. Sì, come no? Cioè un pochi- no, la penso un pochino, ecco. Ma non mi deve ringraziare padre ...Va bene, prego prego. Arrivederla... (Chiude il telefonino). (pausa. Luciana guarda Sabrina con implicito rimprovero) SABRINA - (polemica) Ma se telefona cosa ci posso fare? Toh, spegniamolo. (Esegue). LUCIANA - Ti avverto che questa è l'ultima sera che ho messo a disposizione casa mia, chiaro? L'uomo della tua vita deve ancora nascere, se mai nascerà! (Avviandosi in camera) E adesso vorrei dormire se non ti dispiace. SABRINA - (fermandola) Luciana! ...No, guarda che tu c'entri in questa "storia". Adesso ti siedi e ne parliamo. LUCIANA - Non c'è niente da dire, da domani usi casa tua ed è tutto risolto. Basta. SABRINA - E invece no perché mi devi aiutare... Sono in 80, Lu- ciana! Uno più insignificante dell'altro. LUCIANA - No, sono solo normali. SABRINA - Normali? Quello che mi vuole portare al cimitero, è normale secondo te? LUCIANA - Non a tutti piace andare sulle giostre del Luna Park a sognare il principe azzurro ...Con la Jaguar. SABRINA - Guarda che io vado solo sulle montagne russe... E non ci vado per sognare, ci vado per spaventarmi! ...E va bene, almeno aiutami finché non mi libero di quelli più fastidiosi. Non ti chiedo la luna. Scusa, prenditi le tue responsabilità ...A me non sarebbe mai venuto in mente di usare il giornale per innamorarmi. LUCIANA - Innamorarti? tu vuoi solo trovare il tipetto giusto per qualche "scopatina-bene" ...Due, forse tre. Quattro sarebbero già impegnative. Non è affatto vero che vuoi innamorarti. E io stupida che ci ho creduto. SABRINA - E anche se fosse? Io m'innamoro quando scopo, cos'è uno scandalo? LUCIANA - No, è fuggire la realtà! (Beve un sorso di whisky). (si vede spuntare con la testa dalla finestra Arnaldo) SABRINA - Ma che cazzo dici! ARNALDO - (aprendo per bene la finestra. Pizzicando la "R") Ra- gazze perdonatemi, ma visto che siete ancora sveglie, mi aiutate a trovare una scusa per mia mamma? No, perché lo sapeva che ero a cena con due ragazze. Che figura ci faccio. Se le dico che non ho concluso niente. LUCIANA - Ancora tu? SABRINA - (a Luciana) Lo vedi? (Disarmata) Un assedio! ARNALDO - ...Potrei dirle almeno che ci siamo abbracciati forte forte tutt'e tre sul divano? LUCIANA - (meravigliata) Ma siamo all'ultimo piano, Arnaldo come hai fatto! ARNALDO - (a Luciana) Posso dire così alla mamma, eh? SABRINA - (prendendo un panino) Porca miseria Arnaldo (lo lan- cia verso Arnaldo) Ma cosa sei uno scalatore? (centra in pieno il vetro che si rompe. Arnaldo scompare. Pausa) SABRINA - Il vetro lo pago io, va bene? LUCIANA - Questo non era affatto in discussione. SABRINA - Dai smettiamola di litigare. LUCIANA - (va alla finestra. Guarda di sotto) Ma dov'è finito? (Lo chiama) Arnaldo! Boh! Sarà venuto su dalla grondaia... Beh, non è mica facile. Però, bravo l'Arnaldo. SABRINA - Dai accompagnami a casa, ne parliamo con calma in macchina. LUCIANA - Pure! Ti devo pure accompagnare a casa? (Si mette a sparecchiare la tavola). SABRINA - Dai Luciana, la mia macchina si è rotta da una setti- mana. LUCIANA - (prende le chiavi della macchina e le fa tintinnare da- vanti a Sabrina) Anche la mia si è rotta: l'anno scorso. Sai cosa ho fatto? L'ho aggiustata. Il giorno dopo! (Esce dalla sala). SABRINA - Insomma mi accompagni o no? (Pausa) O devo pren- dere un taxi? LUCIANA - (risbucando nella stanza) Posso fare pipì, prima? Gra- zie. (Riesce). SABRINA - (fra sé) Oh Madonna, sempre ste polemiche... (Ad alta voce) Luciana, sempre ste polemiche... (Sabrina fa uno sbuffo e mentre s'infila la giacca, lo sguardo le cade sui libri della libreria. Meccanicamente ne scruta i titoli. Ne prende uno. Legge il titolo ad alta voce così com'è scritto: "CRIMES OF PASSION". Subito lo apre e ne legge con grande curiosità le prime righe. Arriva Luciana. Sabrina è così immersa nel libro che non la sente) LUCIANA - (vede che Sabrina è assorta e senza fare rumore le si avvicina) Buh! (Sabrina si spaventa). SABRINA - Ma sei scema? Mi hai spaventata. LUCIANA - (legge il titolo del libro. Leggendo correttamente) "CRIMES OF PASSION" ...E da quando leggi l'inglese? SABRINA - Io non leggo, intuisco... LUCIANA - (ironica) Complimenti. SABRINA - Dev'essere un romanzo bellissimo, vero? LUCIANA - (preparandosi ad uscire) Non è un romanzo, è una raccolta di articoli di giornali: "delitti passionali". SABRINA - (ammirata) Che meraviglia. LUCIANA - Dai ti accompagno, facciamo in fretta. (Si avvia). SABRINA - No aspetta, (entusiasta) traducimi uno di questi delitti Luciana. LUCIANA - Adesso? SABRINA - Dai tu l'inglese lo sai ...Per forza, sei sempre in Inghil- terra tu. Con i soldi del paparino, eh! Dai traduci. LUCIANA - Adesso è tardi, domani. SABRINA - Qualche inizio almeno, dai per favore! Ci mettiamo un attimo. LUCIANA - Uhm, (prendendole il libro) Dà qua, faccio prima a tradurre che a discutere. (Apre il libro. Sbrigativa). "IL CADAVERE SOLITARIO SULLA SPIAGGIA - ANCHE MORTA ERA BELLA. MA...". SABRINA - Con più partecipazione, scusa... LUCIANA - "...MA COSA C'ERA DIETRO ALLA SUA MORTE MISTERIOSA? MENTRE LA POLIZIA E LA STAMPA INDAGAVANO, AFFIORO' UNA STORIA STRAVAGANTE DI STUPRO, DI DROGHE E DI UN TRAGICA SENSUALITA'. SI E' SUICIDATA QUESTA RAGAZZA AMABILE MA NON AMATA? ...O E' STATA BRUTALMENTE TRUCIDATA?". SABRINA - Che bello... LUCIANA - Ma che bello, è una disgrazia. (Chiude il libro) Dai andiamo. SABRINA - Aspetta. Ti prego ti prego solo un altro inizio... (Indicando sul libro) Ecco questo. LUCIANA - (stizzita) Uhm... SABRINA - (eccitata) No aspetta... Siediti qua. (La fa sedere. Poi guarda l'insieme della stanza). LUCIANA - (leggendo) "ASSASSINIO A VILLA ...". SABRINA - No, aspetta aspetta. Un momento. (Attenua le luci). LUCIANA - Dai sbrigati: ho sonno ...Ma cosa fai? SABRINA - (sempre più eccitata) Ci vuole atmosfera Luciana, l'atmosfera giusta (accende una candela prendendola dal tavolo. Ri- guarda l'insieme della stanza. Fa spostare un po' Luciana per farle prendere meglio la luce. Poi eccitatissima dice:) Benissimo, dai continua! LUCIANA - (traducendo a voce alta. Una musica thrilling sale pian piano) "ASSASSINIO A VILLA MADEIRA". SABRINA - Brrr... (buio. La musica sale. Dopo un po' affiora la luce. La musica sfu- merà fino al silenzio. Siamo sempre in casa di Luciana immersa in un'atmosfera thrilling. Vediamo Sabrina travestita da donna fatale, con cappellino e veletta. Accanto c'è Angelino. Sabrina con tocchi "soavi" gli spruzzetta i capelli di farina) ANGELINO - (in romanesco. Ad alta voce) Ao' va bene che tutti c'hanno le sue manie, ma guarda come te sei vestita ...Ao' mo' basta però con sta farina 'n testa... SABRINA - Sscct, parla piano... Se ti sente la portinaia? (Poi con voce "Fatale", recitando, gli offre un bicchiere) Bevi Angelino, e stai tranquillo, lasciami fare... Ho in mente una bellissima storia per noi. Bevi, bevi (beve anche lei poi continua con la farina). ANGELINO - Ao' a me mica me piace sto sciampagne, sarà pure bono, ma er vino de li castelli... SABRINA - (fatale) Bevi ancora Angelino, fallo per me, per me Angelino. ANGELINO - E va beh... Ma poi ci vieni a casa sur divano mio, eh? SABRINA - Tutto quello che vuoi, dopo... Dopo Angelino. ANGELINO - (beve) Ma che schifezza... E' proprio acido sto sciampagne. (Rimane col bicchiere in mano). SABRINA - (lo guarda attenta) Ecco, adesso sì... Adesso sì che sei "Attempato". ANGELINO - "Attempato"? Ma che vor dì? SABRINA - (gli porge uno specchio) Guarda, guardati con i capelli bianchi Angelino. ANGELINO - (guardandosi) Am' vedi come so' brizzolato. Come me so' 'mbriacato? Ah no... Te piacciono gli anziani, ah brutta stranita. Am' vedi che mania che te venuta... 'Namo sur divano mio, va', c'ho pure l'"Apetto" stasera, 'namo? SABRINA - Ancora un momento Angelino. Bevi. (Lui beve) Ve- drai cosa ho in mente per te. Vieni appoggia la testa sul tavolo, da bravo. (Lo aiuta mettendo prima un cuscinetto). ANGELINO - Ma che fai ao'? ...Ma come 'mbriaca sto sciampagne. SABRINA - Un'altra mania Angelino, l'ultima, l'ultima mania del- l'innamorata tua. Angelino mio (prende un mazzuolo). ANGELINO - (alzando la testa) Ma che è ao'? SABRINA - Niente solo un "mazzuolo", appoggia la testa da bra- vo, stai tranquillo, su da bravo (lo aiuta). ANGELINO - (abbassa la testa poi la rialza) Un mazzuolo? SABRINA - Schhht, zitto adesso (gli fa appoggiare la testa) zitto, fermo. Pensa al divano tuo Angelino. (Solleva lentamente il maz- zuolo per darglielo in testa). Pensa alla tartaruga tua Angelino. Anzi al topone (alza la veletta e Urla) Aaaahhhh! (Abbassa violen- temente il mazzuolo sul cuscino. Nel frattempo Angelino s'è tolto). ANGELINO - Ao' ma che te sei 'mpazzita? SABRINA - (calma, fatalissima, avvicinandosi minacciosa) No An- gelino, ti apro solo un poco la testa... ANGELINO - Ma che stai 'a dì ao'? SABRINA - (avvicinandosi) Poi ci guardo dentro... Il sangue... I pezzi di cervello... "ASSASSINIO A VILLA MADEIRA". ANGELINO - (fra sé) Am 'vedi che assatanata. (A lei, spaventato) Ma che stai 'a dì? ...Am 'vedi che c'ha fatto sto sciampagne. SABRINA - (avvicinandosi con il mazzuolo alzato) Brandelli di cuoio capelluto... E poi: la polizia... Le sirene... La squadra omici- di... Peter Falk... ANGELINO - Ma chi, il tenente Colombo? Eh? Stai a scherzà? ...Ao' stai a scherzà?! SABRINA - (si alza la veletta e alzando il mazzuolo urla sottovo- ce) Aaaahhhh! ANGELINO - (senza scappare come ipnotizzato) Aaaahhhh! SABRINA - (si ferma. Poi sottovoce) Ma che te urli, che te sente la portinaia. Viè quà che te apro la testa te apro. (Sabrina cerca di colpirlo senza far rumore, Angelino scappa impre- cando, lei lo rincorre fino a che Angelino riesce ad arrivare alla porta) ANGELINO - (cercando di aprire la serratura prima che Sabrina Lo raggiunga) Aaaahhhh! SABRINA - (si ferma. Sottovoce) Zitto che te sente la portinaia! Viè quà... ANGELINO - (smette di urlare. Riesce ad aprire la porta. Spaven- tatissimo) Alì mortacci tua e della portinaia... (Esce chiudendosi dietro velocemente la porta. Sabrina si toglie il cappellino e si mette a ridere). LUCIANA - (uscendo da un nascondiglio ridendo) Non ce la face- vo più a stare nascosta. SABRINA - (ridendo) Come si è spaventato! Hai visto che funzio- na? LUCIANA - Quello non ti telefona più di sicuro. SABRINA - Hai visto che grazie al tuo libro ci liberiamo di tutti? LUCIANA - Ma come t'è venuto in mente Peter Falk? SABRINA - Boh! (Ridono). Dai prendi il libro, scegliamo un'altra storia, che c'ho preso gusto. LUCIANA - (prendendo il libro) Sì, però la prossima volta faccio qualcosa anch'io. Mentre ero nascosta mi è venuta un'ideona per quello delle pompe funebri. (Apre il libro) Ecco senti: "MORTE AL FIENILE ROSSO" ...Hanno fatto anche un film. SABRINA - Dai leggi. LUCIANA - (con partecipazione) "TUTTA L'INGHILTERRA GEORGIANA TRASFORMO' MARIA MARTEN IN UNA VITTIMA INNOCENTE. CORROTTA DA UN CRUDELE PROPRIETARIO TERRIERO CHE INCONTRO' LA GIUSTIZIA SULLA FORCA". LUCIANA - Scusa, l'Inghilterra Georgiana... No, cos'è una setta? SABRINA - Macché setta, l'Inghilterra Georgiana... Di re Giorgio, come "Vittoriana". SABRINA - Ah, ho capito, va avanti. LUCIANA - "IL SUO CORPO SEMINUDO"... (A Sabrina) Di lei, di Maria Marten. SABRINA - Sì sì, ho capito. LUCIANA - "FU TROVATO IMPUTRIDITO IN UNO SQUALLIDO SEPOLCRO, CON UN SACCO COME SUDARIO...". SABRINA - Oh Madonna... LUCIANA - "...DOPO L'ESECUZIONE... LO SCALPO DELL'ASSASSINO FU CONSERVATO E LA SUA PELLE USATA PER RILEGARE IL LIBRO CHE NARRO' LA SUA STESSA STORIA...". SABRINA - Oh Madonna... Ma quando è successa questa cosa qua? LUCIANA - (cerca sul libro) ...1827. (la luce cala fino al Buio. Sale un'altra musica thrilling. Dopo un po' affiora la luce, la musica sfumerà fino al silenzio. Siamo sempre a casa di Luciana immersa in un atmosfera thrilling. Vediamo l'uomo delle pompe funebri, solo, pieno di tic. Si aggira un po' annoiato per la casa. Tocca tutto. Dopo un po' arriva Sabrina vestita in abiti del- l'epoca Georgiana, 1827, uno scialle sulle spalle, un semplice copri- capo, ecc. Reciterà la storia del "fienile rosso") SABRINA - Scusa, ti ho fatto aspettare. UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - (balbetta) Ma cc... Come ti sei vvv... Vestita? Sccc Scheletrino? (Ride). SABRINA - Mi sono messa uno scialle, non dobbiamo andare al cimitero? UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - (contento) Allora cc ci vieni, ho fff fatto bene a portare il mezzo della dd ditta. SABRINA - Che mezzo? UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - Il carro ff ffunebre, no? SABRINA - (fra sé) Oh Madonna. Senti, io al cimitero ci vengo, ad un patto però, che qualunque cosa succeda tu sei mio marito, va bene? UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - Sì, ma non succede niente, ci toc toc cchiamo un po' e poi ti riaccompagno a cc casa (ride). SABRINA - Sì! Ma qualunque cosa succeda, tu sei mio marito, va bene? E non devi neanche mai urlare, d'accordo? UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - Ddd d'accordo. (suona il campanello. Sabrina si agita. Suona il campanello. Sabrina si blocca spaventata. Suona il campanello) UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - Il ccc campanello. SABRINA - Ma non aspetto nessuno. (Nascondendolo). Chi sarà? Zitto, stai qui fermo. UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - Ma... SABRINA - Zitto! E fermo. Stai qua. Non ti muovere. E qualun- que cosa succeda... UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - (interrompendola) Sso ssono tuo marito e nnon urlo. SABRINA - Bravo, stai nascosto. (Sabrina va ad aprire. Entra Luciana travestita da madre in epoca Georgiana. Ha una borsa. Anche lei reciterà la storia del "fienile rosso) LUCIANA - (entrando come una furia) Dov'è? Dov'è quel balordo. SABRINA - Chi signora? LUCIANA - Lo so io chi. (Si mette a cercare) E' qui, lo so che è qui. SABRINA - Ma chi cerca signora? (Sabrina fa cenno a Luciana indicando il nascondiglio). LUCIANA - So che è qui, l'ho sognato. Ho visto questa stessa stanza, questo stesso tavolo, queste stesse sedie, e lui era... (Va al nascondiglio) ...Era qui! (Lo trova) Eccoti, vieni fuori farabutto! Vieni fuori! UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - (esce, molto imbarazzato) Bbb bbuongiorno sss signora. LUCIANA - Ah, balbetti adesso? Ti vengono allora i sensi di colpa, eh? Ti vengono si o no? UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - Mmma... LUCIANA - Zitto! E confessa: ti vengono i sensi di colpa si o no? (Sabrina fa cenno all'Uomo delle pompe funebri di dire sì). UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - Ss sì... LUCIANA - Brutto figlio di una cagna, mi riconosci allora? UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - Nnn no. LUCIANA - Però balbetti, eh? Balbetti miserabile. SABRINA - Scusi signora, forse ha sbagliato. (Plateale) Quest'uo- mo è mio marito. LUCIANA - (incredula) Suo marito? UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - Sì sss signora. LUCIANA - (a lui) Ti sei sposato con lei? UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - Sss sì ccc ci sss siamo ss sspp po... LUCIANA - (furente) E non balbettare che m'innervosisce! UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - (non balbetta più) Sì, ci sia- mo sposati signora, ci amiamo, ci vogliamo bene. (Si meraviglia che non balbetta più). Ma... Non balbetto più! LUCIANA - Da quanto tempo siete sposati? Farabutto. SABRINA - Da due anni signora, siamo sposati da due anni. LUCIANA - (a lei) Due anni? (A lui) Due anni? ...Rispondi! UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - Sì, ci siamo sposati da due anni, ma ci conoscevamo già da prima, (a Sabrina) vero? SABRINA - Sì sì. UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - Ci siamo conosciuti a una festa un sacco di anni fa... Ma come parlo... Spedito. (I tic gli sono rimasti). LUCIANA - Farabutto (lo picchia con la borsa). Lei sì, e mia figlia no, eh? (Lo picchia). UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - (riparandosi con le mani) Ma cosa... Ma ci porto anche sua figlia a una festa se vuole... (Lei lo picchia) Haia! La porto domenica signora... LUCIANA - Maledetto, hai anche il coraggio di scherzare... (Le dà un altro colpo con la borsa) Toh! Mia figlia non può più venire da nessuna parte. L'hai ammazzata la mia piccola. Per sposarti con lei, eh? UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - Mmm mmmma Cc cc cc... LUCIANA - E non balbettare! UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - Ma chi, cosa? LUCIANA - Maria Marten, mia figlia. UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - Maria Marten, chi è? Non la conosco giuro. LUCIANA - Non la conosci? E il fienile rosso, lo conosci? SABRINA - Il fienile rosso? Ma allora sua figlia signora era (plateale) l'amante di mio marito... (A lui) Tu eri l'amante di un'al- tra! UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - (sempre più pieno di tic) Mma non la conosco io sua figlia giuro. LUCIANA - (picchiandolo) Zitto! Oh, signora mia, che tragedia. Lei allora non sa niente. SABRINA - No. LUCIANA - Questo vigliacco ha ucciso mia figlia, mia figlia, per non sposarla. SABRINA - (a lui) E non mi hai mai detto niente? UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - Ma cosa. LUCIANA - Le spiego tutto io signora. Lui è ricchissimo. SABRINA - Senti senti. UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - Mmagari. LUCIANA - (lo picchia con la borsa) Non fare il finto tonto. (A lei) Aveva una cascina con un fienile dipinto di rosso, (a lui minaccian- do di picchiarlo) negalo! ...Mia figlia un giorno è uscita con lui e non è mai più tornata. Ma io ho sognato tutto, un incubo. Io lo di- cevo a mio marito. "Nostra figlia è lì nel fienile rosso". Lui non mi credeva, pensava che fossi diventata pazza. Ma io lo sapevo che era lì, solo che non sapevo... (Piange) Oh, signora mia, quando mio marito è andato a vedere nel fienile per farmi contenta... Guardi co- s'ha trovato. (Apre la borsa e prende dei vestiti lacerati, infangati) Guardi... Il vestito di mia figlia, sotto terra, nel fienile, morta. Guardi. (Tira fuori un teschio lo mostra e lo accarezza) E' mia fi- glia, la mia figlioletta. Lui l'ha ammazzata con un colpo di pistola alla testa guardi, lo vede questo buco? Lo vede? (Mostra un buco nel teschio mettendoci il dito dentro) E' qui che le ha sparato. E poi l'ha seppellita nel fienile, per non sposarla... Per non sposarla signo- ra mia. SABRINA - (a lui. Fingendo incredulità) Sei un assassino? Mio marito un assassino... UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - Mmm ma nn no. LUCIANA - (a lei) Non solo, va anche nei cimiteri a fare (schifata) certe porcherie signora mia. (Minaccia di picchiarlo) Negalo se ne sei capace! SABRINA - Al cimitero? Ma allora è vero. UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - Mm mma cco cco ccc... sa. Io ci llla llla vvo... LUCIANA - Balbetti ancora! (Fa segno di dargli un'altra borsata). SABRINA - Stia tranquilla signora, adesso chiamo la polizia. (Va al telefono). LUCIANA - No, non si scomodi. Guardi, ho portato tutto. E' tutto pronto. (Prende una catena dalla borsa mostrandola a lui) E' per te figlio di una cagna! (A lei. Calma) Ecco me la tenga un attimo mentre io sistemo questo, (prende dalla borsa un cappio e lo sgomi- tola) anzi, se mi aiuta... SABRINA - Volentieri, cosa devo fare? UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - Mmm mma... SABRINA - Zitto tu! LUCIANA - Figlio di una cagna balordo! ...Ecco signora, dove possiamo appenderlo? SABRINA - (guarda in alto) Beh, alla finestra, andrebbe bene, no? LUCIANA - Benissimo. (Appende il cappio alla finestra). UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - (a Sabrina) Io dd dovrei an- dare a lla llavorare. (Sabrina gli fa cenno di allontanarsi, seccata). LUCIANA - (guardando il cappio) Ecco, tutto come nel sogno. (A lui) Finirai impiccato maledetto! ...Fatto signora, adesso, appena io lo prendo, lei gli lega le mani con la catena così tutto è a posto, stia pronta. SABRINA - Prontissima signora. (Si fa pronta). UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - (quasi piangendo) Mmma io devo andare a ll lavorare, (a Sabrina) e diglielo... LUCIANA - (mentre lui cerca di sottrarsi. A Sabrina) Lei signora stia attenta perché fra poco cercherà di scappare dalla porta. UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - (a Luciana. Spaventatissimo. Piangendo) Giuro signora che io non ho mai conosciuto questa Maria Marten. (Scappando verso la porta) Anzi io non sono nean- che sposato, signora, questa qui nn nnon la conosco lo giuro... SABRINA - (Contrastandolo) Ma brutto vigliacco... LUCIANA - (a Sabrina) Non si preoccupi signora. E' tutta fatica sprecata per lui. (Cercando di prenderlo) Sì, continua pure a dire le tue bugie. (Si ferma) Magari adesso vorresti farmi credere che vo- levi solo andare con lei al cimitero a fare le porcherie, vero? Vieni qui. UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - E' vero... Ma giuro che non ci vado più nei cimiteri, glielo gg ggiuro signora, glielo gg ggiuro. LUCIANA - (soddisfatta) Proprio come nel sogno signora mia. Stia pronta. (Sabrina si fa pronta. A lui, come una condanna) Adesso inciamperai e noi ti prenderemo! UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - "NO!" (Fa per scappare e inciampa su una sedia. Cade a terra) LUCIANA - Ecco venga signora: adesso! (Sabrina e Luciana scat- tano verso di lui). UOMO DELLE POMPE FUNEBRI - Aaahhh! (Si rialza disperato e corre alla porta di uscita inseguito dalle due amiche) Aiutoo! (Apre e scappa via). Aiutoo! (le due amiche ridono. Buio. Si sente una musichetta da una radio. Dopo poco: luce. Vediamo le due amiche sempre a casa di Luciana. Bevono del tè con la radio accesa. Luciana è al citofono, ha il libro aperto in mano) LUCIANA - (al citofono) Benissimo signora Gorizia. Non si preoccupi. Signora Gorizia - (dal citofono) Glielo dica alla sua amica di finire le prove del teatrino entro le dieci di sera. Va bene signorina? LUCIANA - Gliel'ho già detto, non faremo più rumore, non si preoccupi. Può stare tranquilla. Arrivederla (stacca il citofono. Torna da Sabrina imprecando senza parole). SABRINA - C'ha creduto? Dici che c'ha creduto? LUCIANA - Certo che tu... Portare qui il teschio nella borsa della spesa! SABRINA - Che ne so io che la tua portinaia guarda nelle borse degli altri. LUCIANA - E meno male che non ha chiamato la polizia. SABRINA - Sempre esagerata. LUCIANA - (indicando il libro) Dai finiamo la storia che manca poco... (Sale su una sedia) Allora: (si mette in posa di "lettura thril- ling". Legge quasi recitando) "PRIMA CHE IL PASSANTE POTESSE MUOVERSI, LEI AFFONDO' IL COLTELLO SEI VOLTE NEL PROPRIO SENO E LO FECE CON UNA TALE FEROCIA CHE TRE FENDENTI LE PENETRARONO IL CUORE ...SCIVOLO' NELL'ACQUA DEL FIUME E LA CORRENTE LA PORTO' VIA GENTILMENTE, ALLONTANANDOLA DALL'ARGINE DOVE SI ERA SEDUTA SOLO PER FUMARSI UNA SIGARETTA". (Scende dalla sedia). Incredibile. SABRINA - (sorseggiando il tè) Mamma mia. Ma dici che sono vere queste storie? LUCIANA - Certo che sono vere. SABRINA - Ma veramente? LUCIANA - Sono i resoconti dettagliati dei giornali dell'epoca, guarda (mostra il libro). Sono storie vere. SABRINA - Porca miseria. Certo che sti inglesi... Hanno fatto ad- dirittura un libro. Morbosetti mica poco eh? LUCIANA - Senti chi parla. SABRINA - (spegne la radio) Ma scusa quella poverina s'è ammaz- zata da sola con un coltello? No, è terribile. Ci pensi come doveva sentirsi dentro per arrivare a quello? ...Fammi rivedere la foto. (Luciana le passa il libro) Che bella che era. Però era triste, guarda- le gli occhi, (mostra la foto) vero? LUCIANA - Sì. SABRINA - (riguarda la foto) A me sembra impossibile. No, per- ché è come noi, cioè, una persona come noi... Io non farei mai una cosa del genere e tu? LUCIANA - Beh, se soffrissi tanto, forse... SABRINA - Con il coltello? LUCIANA - No, mi butterei da un balcone. O sotto un treno. No, forse mi annegherei nel mare, ecco. SABRINA - Ma Luciana dai, cosa dici? Io no. Io al massimo im- pazzirei, toh, andrei al manicomio dalla sofferenza, ma ammazzarmi mai. LUCIANA - Perché tu non hai mai sofferto veramente. SABRINA - Invece tu sì, vero? LUCIANA - Più di te di sicuro. Ecco di cosa avresti bisogno tu, di una lezione di sofferenza. Faccio dell'altro tè. (Esce). SABRINA - (sminuendo) Ma fammi il piacere Luciana. Comunque prima di fare la stronzata di annegarti, telefonami. No, dico sul se- rio, Luciana telefonami. (suona il telefono di casa) LUCIANA - (da fuori) Rispondi tu? Tanto a me nessuno mi caga. SABRINA - (va al telefono) Pronto? ...Sì, sono io chi è? (Facendo la civetta) ...Ma che bella voce. No, scusa (ride) ...Come? ...Ma tu chi sei? Come non ha importanza, se te lo chiedo... Enrico, un bel nome... Ma che bella voce! Scommetto che hai anche una bella macchina ...Sì? ...Ma scusa, per caso fai anche lo scrittore? ...No! Davvero? Ma porca miseria, scusa cosa fai stasera?... Sì sì che pos- so, ah no aspetta, oggi pomeriggio non posso ...Stasera sì però. Beh è vero, è logico, mica m'inviti a cena di pomeriggio... Senti ma tu hai letto per caso l'inserzione sul giornale? No? ...No niente, ho fatto una specie di sondaggio. Non l'hai letto? Ma scusa, allora chi ti ha dato il mio numero di telefono? Che poi è di una mia amica... Sì, sono a casa sua... No! Non è carina, anzi! (Guarda se viene Lu- ciana) No, dicevo questo telefono chi te l'ha dato? Ah già, che sce- ma, ho lasciato il numero nella mia segreteria che sbadata... E allora chi ti ha dato il mio numero di telefono? Dove? ...Ci siamo cono- sciuti? A una festa mascherata? ...Ma chi? Eri lo zebrotto? quello che non voleva togliersi la mascherina? ...Per essere più misterioso certo... Va beh, senti allora come facciamo, mi vieni a prendere tu? ...Sì sotto casa mia alle otto, sai dov'è? Ah sì? Ma sei diabolico sei (ride). Senti ma hai per caso una Jaguar? Ah, il Rover... No, è per sapere come vestirmi... Va bene, a stasera. Ciao... Ciao... Enrico (molto civetta) "ciao a stasera" (attacca. Poi con entusiasmo soffo- cato). Ta Tan "Rover!" Altro che "soffrire", cara la mia Luciana! (Buio. Musica di carillon. Dopo poco lo stesso spazio, che con pic- coli tocchi è diventato il monolocale di Sabrina, s'illumina con luce notturna. Vediamo in penombra il monolocale immerso in una mu- sica da carillon, come di una giostra. La casa ha segni evidenti d'infantilismo, come animali enormi di peluche, orologioni ecc. Do- po poco Sabrina ed Enrico, entrano furtivi. Con le scarpe in mano. Lui è vestito in stile anni '50. Ha dei baffi. Sabrina è ubriaca. La musica poi sfumerà fino al silenzio) /.../ N.B. IL TESTO DISPONIBILE IN RETE COMPRENDE SOLO L'INIZIO E IL FINALE. SI RIPRENDE ADESSO CON LE BATTUTE FINALI. PER OTTENERE IL COPIONE COMPLETO, CONTATTARE DIRETTAMENTE L'AUTORE: infogatto@andrea-jeva.it (N.B. togliere il nome dell'animale dall'indirizzo) /.../ SABRINA - No, aspetta, manca qualcosa, scrivi... (Luciana risale sulla sedia) - GIORGIO, NON CI SONO PAROLE PER DESCRIVERE I SENTIMENTI CHE PROVO. AMARE, ADORARE, VENERARE, SONO DIVENTATE SENZA SIGNIFICATO IN QUESTA IMPOTENZA. IN QUESTO "NIENTE DI COMPIUTO" CHE MI STA UCCIDENDO... -. Puntini puntini puntini. - STELLA -. LUCIANA - (scendendo dalla sedia) Grande, brava, ci voleva! (Sabrina si siede esausta. Beve) Dai, non bere più. (Squilla il tele- fonino di Luciana. Al telefono) Pronto? ...Arnaldo! Dimmi (Sabrina commenta polemicamente a gesti) ...No, è che ho dovuto stare un po' di più con Sabrina. SABRINA - (sottovoce) Non dirgli niente! LUCIANA - ...Sei qua sotto? Che sorpresa. SABRINA - (polemicamente. Sottovoce) Un altro spione! LUCIANA - (a Sabrina) Schhht... (Al telefono) Sì scendo, ma solo un attimo però, devo tornare subito su... No infatti, non abbiamo ancora finito. Sì eccomi. (Attacca). SABRINA - (ubriaca) Ma vacci pure per tutta la vita... Non tornare più, vivitela sta storia con il tuo Arnaldino... Con il tuo "innamoratino". LUCIANA - (si cambia il vestito anni '30) Senti, io scendo giù. Torno subito. Tu cerca di stare tranquilla (fa per uscire). SABRINA - Luciana... Torna subito per favore... LUCIANA - Sì torno subito, tu scrivila per bene, in bella copia la lettera. Sei cotta da far paura. (Esce). SABRINA - Luciana! (Luciana esce. Sabrina prende la lettera. Legge alcune righe. Si mette a ricopiare. Dopo un po' suona il campanello. Si agita. Va ad aprire. Esita. Suona il campanello. Apre) ...Giorgio! ENRICO - (entrando) La nave è ripartita senza di me questa volta. (Le dà due lettere) Sono le tue lettere Stella, buttale via, non servo- no più. Eccomi qua. SABRINA - Giorgio... (Lo abbraccia). ENRICO - Sei davvero innamorata di me? SABRINA - Sì... ENRICO - Ne sei sicura? SABRINA - Sì... ENRICO - Cosa ti piace di me? SABRINA - I tuoi capelli, i tuoi baffi, la tua voce... Tutto... ENRICO - (scostandola dolcemente) Ma io non sono Giorgio... SABRINA - Enrico... E' di te che sono innamorata. ENRICO - Ah sì? Allora parlerai con tuo marito? SABRINA - Sì... ENRICO - Porterai i tuoi bambini con te? SABRINA - Sì... ENRICO - (Togliendosi i baffi) ...Ma non sono neppure Enrico. Io non esisto. (Si toglie la parrucca). SABRINA - (con stupore. Turbata) Luciana! ...Sei tu! LUCIANA - (tutto d'un fiato, senza dare importanza alle parole, con un senso di liberazione, come fosse lo sfogo di una persona sconfitta). L'uomo che tu cerchi non esiste... Il mondo che tu vivi non esiste... La vita non è una burletta da villaggio turistico come la intendi tu. E' una cosa importante, che merita il coraggio di essere affrontata in punta di piedi. Senza i protagonismi d'allevamento che ti affascinano tanto. (La luce comincia a calare molto lentamente, anche il sipario inizierà a chiudersi prima del tempo, come se le at- trezzature sceniche volessero interrompere questa battuta). Ecco perché non c'è amore. (Pausa). Perché non abbiamo più anima, siamo solo corpo. Il mondo è malato di mancanza d'amore e di anima. Non c'è più tempo di sognare. C'è solo il tempo per fingere. Non c'è più tempo per fermarsi a riflettere sul senso di quello che si fa. Sembra che abbiamo occhi incapaci di guardare oltre la realtà materiale. Abbiamo paura di quello che troveremmo togliendoci di dosso le cose che non ci appartengono. Abbiamo paura di andare a scavare nel profondo della nostra identità. Ma per farlo non servo- no poteri soprannaturali. Basta poco. Basta l'amore. Solo con l'amore vediamo negli altri l'immagine dell'anima. Perché l'amore riguarda proprio la parte più intima di noi stessi. Da dove nasce la capacità di provare amore. Ecco il confine su cui stiamo morendo: anima o corpo? Essere o apparire? Finché il nostro corpo e il suo apparire non saranno la nostra anima, il nostro essere, continuere- mo a morire della nostra incompiutezza. (Sale una musica lontana) Aiutami. Aiuto. Aiutami. Quando fissiamo la nostra immagine nello specchio, ci sentiamo belle. Ma chi siamo noi? Aiutami. Io adoro il mio viso e i suoi tratti "gentili", i miei capelli neri. Nei miei pensieri amo definirmi concreta. Ed è questo l'ideale di bellezza a cui aspi- ro. Perché corrisponde all'immagine interiore che ho di me. Ma può davvero il nostro corpo esprimere tutto questo, quello che sentiamo di essere? Aiutami. Quella che chiamo "Luciana", è riferita anche al mio corpo e alla mia immagine? E se avessi un altro aspetto, sarei sempre io? (Inizia a chiudersi il sipario) Che rapporto c'è tra quello che io chiamo "Luciana" e quella cosa impalpabile che chiamo ani- ma? Domande, ecco di cosa abbiamo bisogno. Aiutami. Per rico- minciare... Aiuto. Ad amare... Aiutami, aiuto, aiutami. (Il sipario è chiuso. La musica sale al massimo). - F I N E - Note: - Il personaggio di Luciana, può anche essere costruito su una sua presunta omosessualità, ma mai deve apparire evidente e/o provata. - Il personaggio di Sabrina, può avere una calibrata crescita di ma- turità che si rende a mano a mano evidente nella finzione delle sue recite per amore, dove può arrivare ad immedesimarsi fino alla realtà di quei personaggi, dando il senso di diventare vera solo nella finzione. (Perugia 5 Aprile 1999)